LA CERIMONIA
La voce di Alessio e l’abbraccio di Mesenzana a tre vittime innocenti
Una panchina rossa e una targa per non dimenticare Giada, Alessio e Alessandra, uccisi al culmine di tragedie famigliari. Toccante il momento in cui è stata diffusa la voce del bambino, morto un anno fa

Una folla composta ma commossa ha partecipato questa mattina, venerdì 24 marzo, a Mesenzana, alla cerimonia in ricordo di Giada, Alessio ed Alessandra. Una panchina, una targa per non dimenticare, «rossa come il sangue di queste tre vittime», ha ricordato il sindaco Alberto Rossi. Tre vite spezzate per mano dei propri padri, in epoche differenti: Alessandra Camboni uccisa il 24 aprile 2011 con delle coltellate, mentre la storia di Giada e Alessio risale esattamente ad un anno fa, il 24 marzo 2022. Il padre, Andrea Rossin, li uccise entrambi per poi togliersi la vita.
LA VOCE REGISTRATA
Ad aprire questo momento solenne è stata proprio la voce di Alessio, registrata e diffusa dagli altoparlanti, che intona, come una poesia, una canzone di Mr. Rain. Con lui, presenti davanti al Municipio, degli emozionati compagni di scuola che l’hanno sussurrata, quasi a non voler coprire la tenera voce di quel bimbo di 7 anni che non c’è più. Si tratta di una registrazione che mamma Luana Vivirito aveva nel telefonino, assieme a migliaia di ricordi che ogni giorno sono presenti nella sua vita. A prendere la parola per prima la nonna dei due piccoli che li ha chiamati «raggi di sole, la nostra cometa». Per mamma Luana – lo ha detto ai presenti – «questo incubo è destinato a durare tutta la vita. Mi manca tutto di loro, i sorrisi, i capricci, gli abbracci, i baci, ogni cosa: tutto intorno mi ricorda loro. Questa panchina rossa è un ricordo di tre vite spezzate dalla violenza, ha riferito, ma potrebbe essere una speranza ed un aiuto per altre donne che magari acquisiscono la consapevolezza di essere in pericolo, di poter andare via in tempo per la loro salvezza e dei propri figli».
LA VICINANZA DELLA COMUNITA’
Il sindaco Alberto Rossi, ha sottolineato la vicinanza della comunità per tutte queste famiglie, Federico e Cesare Camboni oltre Luana. Già, perché sono passati diversi anni ma anche per la famiglia Camboni questa è una ferita aperta, presenti con i nipoti di Alessandra, commossi davanti alla folla riunitasi di fronte a loro. Rossi ha invitato chi ha problemi di fragilità ad andare ai servizi sociali, a parlare con le istituzioni per trovare una soluzione. “Anche noi stessi – ripete – in un mondo che va a mille all’ora, fermiamoci un attimo e proviamo a parlare con i nostri vicini, capiamo se c’è qualcosa che non va tra i nostri familiari”. Un invito ad una maggiore socialità, responsabilità di tutti, non solo delle famiglie che hanno il problema in casa o delle istituzioni. Non ha mancato di porre l’attenzione sulle pene e le leggi che devono cambiare verso chi commette casi di violenza che rendono un incubo la vita quando non portano, come nei casi di Mesenzana, alla morte.
IL CORAGGIO DI DENUNCIARE E L’EDUCAZIONE AL RISPETTO
La presidente dell’Associazione Anemos Lombardia, che ha promosso l’installazione di questa panchina, ha chiuso invitando le istituzioni a non lasciare da sole le persone oggetto di violenza. L’invito alle donne è andare via in una situazione di pericolo e violenza, di non accettare anche il primo schiaffo come qualcosa che si rimedia. La denuncia, spiega, è difficile perché poi si apre un “mondo” ma è una strada da percorrere. La panchina è anche un invito ai genitori a crescere figli consapevoli del rispetto che devono avere prima per sé stessi e poi per gli altri. I palloncini in cielo lanciati dai bambini ed una canzone che le compagne di Giada hanno voluto cantare abbracciate a Luana hanno portato molti ad abbassare la testa, ad asciugarsi gli occhi in un giorno di leggera pioggia in Valtravaglia. Più lacrime che pioggia: erano presenti, questa mattina, il parroco don Michele Ravizza, che ha benedetto la panchina rossa, il comandante della stazione dei carabinieri di Luino, Roberto Notturno, il presidente della Comunità montana, Simone Castoldi oltre a gruppi degli Alpini.
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