ALTO MILANESE
Parco invaso dalle minilepri
Trappole uccidono altre specie. L’ente: «Noi non c’entriamo»

Ci risiamo. Come accadde tempo fa, torna il problema delle minilepri nel Parco Altomilanese.
Questa specie di coniglio selvatico si sta riproducendo in modo esponenziale, si contano centinaia di esemplari.
Alcune persone che frequentano l’area verde a cavallo tra Busto Arsizio, Castellanza e Legnano, segnalano che c’è chi piazza delle trappole per catturare i veloci animaletti. E c’è chi va oltre: «Ci sono dei cinesi che vengono a prenderseli, magari se li mangiano o li vendono».
Ora, quanti sono originari dell’Asia già vivono tempi difficili. Questa insinuazione potrebbe infastidire non poco. Sta di fatto che le trappole vengono notate. E c’è chi, come Graziana Busoli, la donna che da anni pulisce volontariamente le aree del parco, dichiara che a finirci dentro sono anche altre specie, nello specifico coniglietti e scoiattoli, lei dice di avere seppellito «la bellezza di 128 esemplari, rimasti impigliati nelle trappole e morti per le ferite».
Altre segnalazioni riguardano spari che si sarebbero uditi nei giorni scorsi, di notte. Si ipotizza, dunque, la presenza di cacciatori decisi a prendere di mira i piccoli animali selvatici. Busoli ritiene che manchino i controlli, che «da quando non si vedono in giro gli esponenti della protezione civile, qui succede di tutto».
Al presidente Carlo Bianchi chiediamo come stia evolvendo la situazione. «Le Gev, Guardie ecologiche volontarie, ci sono sempre. Ora mancano quelle che sono nell’organico della protezione civile - risponde Bianchi - Stiamo valutando nuove intese, serve un po’ di tempo per trovare la quadra. Quanto alle minilepri, sappiamo di avere un problema. Vorremmo risolverlo in un modo più ecologico: noi con le trappole non abbiamo nulla a che fare».
Bianchi considera il proliferare di conigli selvatici come un fenomeno assolutamente naturale, «insito nell’evoluzione del territorio»: «Come altrove fanno i conti con i cinghiali, qui si deve affrontare questa emergenza».
Entro breve è prevista una riunione del consiglio di amministrazione del Parco per valutare soluzioni ed esaminare altri temi.
«Secondo me serve una soluzione di tipo naturale, il problema si presenta da tempo - aggiunge Bianchi - Non serve pensare a strani artifici. Quanto agli spari, non conosco le regole delle aree verdi di tutta la zona, ma so che un rumore come quello si può avvertire, soprattutto di notte o all’alba, da molto lontano, anche oltre i 5 chilometri di distanza. Non so se altrove ci siano situazioni di caccia libera, di sicuro non è permesso nel nostro Parco: vigileremo anche su questo. C’è sempre da aspettarsi di tutto e di più, alziamo le antenne».
Le telecamere potranno servire? «Abbiamo l’ambizione di piazzarle, ma per farlo servono finanziamenti e dobbiamo ricorrere a chi di dovere. Sarebbero utili puntate sugli ingressi, nei luoghi dove c’è chi scarica abitualmente laterizi senza farsi problemi. Servirebbero a tutelare l’incolumità di chi frequenta questo ampio spazio. Ho anche altre idee per controllare determinate situazioni, dove una unità fissa diventa relativa».
Bianchi auspica di trovare la quadra su molti fronti, anche sulla protezione civile: «So che i volontari sono preoccupati, pensano che li si voglia tagliare fuori ma non è nostra intenzione. Sono essenziali, non solo nel parco. Come le Gev. Abbiamo a che fare con persone gradevoli e decisamente utili».
E chi raccoglie i rifiuti? «Ben venga. Si può pensare di inquadrare in qualche modo i volontari. Il parco deve vivere, è salute mentale e fisica».
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