LA TESTIMONIANZA
Mister Ignis e il lago malato
Il pescatore Ermesto Giorgetti: "L'inquinamento c'era cascato addosso come una piaga d'Egitto. Borghi ci snobbò: una piccola smagliatura in un grande tessuto di pregio..."

Nei giorni scorsi è apparso alla televisione un film rievocativo della grande figura di Giovanni Borghi, giusto omaggio al valoroso fondatore della più importante industria sorta nel Dopoguerra nella nostra provincia, la famosa Ignis di Cassinetta di Biandronno. Erano quelli tempi eroici, l'Italia era appena uscita dalla guerra con le ossa rotte, si lottava per sopravvivere e soprattutto affrancarsi finalmente dalla miseria endemica ereditata dalla storia.
Occorrevano condottieri all'altezza della situazione che si presentava, uomini rari animati da idee grandiose, capaci di osare quel che ben pochi nati dalle nostre parti avessero mai saputo fare. Il suo tempo trovò il suo eroe, Giovanni Borghi, non legato alle piccole idee accomodanti, non frenato da esitazioni che spaventano chi non è particolarmente dotato di natura. Insomma, una grande visione che superasse di gran lunga gli orticelli di casa nostra, che puntasse ai mercati del mondo intero.
Dietro la sua impresa alcuni si arricchirono, moltissimi trovarono il benessere e a testimonianza evidente sono rimaste le tante case e villette sorte per incanto intorno alla sua fabbrica. Lo sceneggiato sembra aver ottenuto molto successo e ammirazione tra la gente del posto, che ha apprezzato la rievocazione con espressioni entusiaste apparse sui giornali. Mi sembra tutto lecito e l'apprezzamento del valore che spetta di diritto a un uomo di rare qualità come Giovanni Borghi è dovuto più che giustificato.
Ora però non sembri che io sia quello che vuol seminare dubbi sulla figura leggendaria dell'eroe, anche perché so che la gente ama il quieto vivere e non vuole mettere in discussione le sue certezze sacrosante.
Ebbene, la mia professione di pescatore sul lago di Varese, oltre la mia fede nella reale misura delle cose, mi permette di aggiungere una nota critica che non vuole essere offensiva.
In quegli anni della ricostruzione noi pescatori si viveva una svolta dolorosa nei costumi della pesca e nella storia stessa del lago.
L'inquinamento ci era cascato addosso come un'altra piaga d'Egitto, minacciava il nostro lavoro e il nostro futuro di ragazzi appena iniziati alla professione assai impegnativa della pesca. Giungemmo a intentare causa alle ditte e ai Comuni responsabili del degrado delle acque che s'impoverivano vistosamente di pesci commestibili. La rinomanza dell'inquinamento indusse i consumatori abituali ad astenersi dai pesci che ancora in parte il lago produceva. La nostra professione subì un danno grave e irreversibile.
Molti della nostra Società di pescatori furono indotti a cambiare di mestiere, gli altri (ahimè me compreso) si illusero che il buon senso e la ragione trovassero presto un qualche rimedio. Ci rivolgemmo anche al commendatore Giovanni Borghi pregandolo di sostenere la nostra buona causa e iniziare l'opera di risanamento che occorreva, prima che fossimo costretti a ricorrere alla legge per farci valere.
Ci rispose, tramite un insigne avvocato di Milano, al suo modo spiccio, una dote che gli si riconosceva in altre questioni e situazioni, che fare causa a lui per noi pescatori era come se lui facesse causa alla Fiat.
Non me ne vogliano gli ammiratori che a giusto titolo esaltano l'opera sua coraggiosa e meritoria senza discussione. Una smagliatura in un grande tessuto di pregio si può sempre trovare (forse Confucio se ricordo bene).
Forse il grande condottiero non si era reso conto che il suo impegno nella battaglia per la vita che noi sparuti pescatori stavamo conducendo contro i giganti, avrebbe portato più onore alla sua già rispettabile figura. E non gli sarebbe costato nulla. Certo non più di quei quattro spiccioli che poi l'azienda, passata di mano prima alla Philips poi alla Whirpool, fu costretta infine a sborsare dopo la sentenza che la condannava. E preferì spendere somme ben maggiori nelle parcelle pagate ai legali che seguirono negli anni la causa civile.
Alla storia del lago e dell'inquinamento toccò poi una beffa incomprensibile. Finalmente la Philips e poi la Whirpool si accinsero a dotarsi di un impianto di depurazione che funzionava a meraviglia, allo scarico affluivano frotte di pesci che mai più si sarebbero aspettati di tornare a nuotare in un'acqua che non si ricordavano così trasparente e pura. Ebbene, era un lusso che a dirigenti aziendali e amministratori pubblici non garbava.
Questa bell'acqua fu convogliata, contro le mie risentite proteste, dentro il collettore che già soffriva per non essere adeguato a contenere tutta l'affluenza delle fogne. Il risultato chiunque può verificarlo in occasione di una pioggia un po' copiosa: dallo scolmatore sul Brabbia erutta tutto il liquame di fogna che il collettore è costretto a rifiutare. Sono milioni di metri cubi in un anno di media piovosità che il lago deve sopportare. L'acqua buona nel collettore, quella sconcia nel lago. Dicono che in questo modo vogliono risanare il lago. Buona fortuna. Se dico queste cose vere non mi crede nessuno. Ma Giovanni Borghi l'ho ammirato anch'io, per il bene che ha portato alla comunità in generale.
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