REGOLE ANTICOVID
Nerviano, il giallo del bowling
Vittima di un “limbo normativo”, mai citato nei decreti del governo, l’esercizio sul Sempione non sa se e quando potrà riaprire

Un “limbo normativo”: è proprio lì che sono confinati i proprietari e gli otto dipendenti del Bowling nervianese sulla Statale 33 del Sempione.
L’esercizio commerciale, attivo da ben 27 anni, con la Lombardia in “zona gialla”, si trova in una situazione di incertezza causata dalla poca chiarezza degli ultimi decreti anti Covid, che nulla prevedono per un’attività di “nicchia” come questa. In poche parole non si sa se si potrà riaprire le piste al popolare gioco d’importazione americana e la proprietà ha deciso di lanciare un appello alle istituzioni. «Si, è vero siamo proprio in un vero limbo, tutto a causa del buco normativo esistente – spiega la responsabile Daniela Primavera –.Questo avviene perché i bowling sono pochi in Italia e non saremo mai citati esplicitamente nei decreti. Inoltre, la nostra è una sala multifunzione e noi non sappiamo come comportarci».
Il bowling, infatti, ha delle attività secondarie come una sala con tavoli da biliardo, un bar e le piste per il gioco coi birilli. Il biliardo è chiuso. Il bar può teoricamente funzionare solo con l’asporto. Il bowling può essere utilizzato per le attività sportive delle società (in quanto ciò è consentito) ma non può aprire ai semplici privati. «Se una famiglia volesse venire a giocare – continua Primavera – non potrebbe, malgrado il distanziamento e la sanificazione continua delle attrezzature».
«La nostra attività – conclude – è stata sanzionata con 400 euro di multa dalla polizia locale, nei giorni scorsi, perché aperti in maniera illecita, ma la vera beffa è che ci dicono che dovremmo essere chiusi perché non siamo citati tra le attività che dovevano riaprire il 26 aprile. Il bowling non è mai stato citato in nessun tipo di normativa dell’emergenza, quindi teoricamente, secondo questo ragionamento, non dovremmo, neppure mai aver chiuso! Tra l’altro dal punto di vista fiscale paghiamo le tasse come cinema, teatri e musei (con misuratore fiscale ed emissione del biglietto). La polizia locale ci ha detto di rivolgerci alla Prefettura. Ora chiediamo solo che prevalga il buon senso». Stefano Vietta
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