L’ARRESTO
Netturbino con la pistola nell’armadietto
I carabinieri a casa hanno trovato anche 300 grammi di hashish

Anche il più tollerante dei datori di lavoro non sarebbe rimasto indifferente: nell’armadietto del dipendente c’era una pistola scacciacani modificata e trasformata in arma da sparo. Inevitabile chiamare i carabinieri per consegnarla e segnalare l’operaio. Il passo successivo è toccato agli investigatori che hanno subito organizzato una perquisizione nell’abitazione dell’uomo. Alla fine il maghrebino - un volto già conosciuto alle forze dell’ordine - è stato arrestato d’intesa con il pubblico ministero Roberto Bondanti ma non per la detenzione della pistola, bensì per detenzione di hashish.
MALDESTRO
Quando la pattuglia è arrivata dall’indagato lui ha perso la pazienza. È sceso in strada spavaldamente, per protestare la sua innocenza, perché di armi nascoste nell’alloggio non ne aveva. Ha commesso però un errore grossolano: con un gesto fulmineo ha gettato qualcosa sotto un’auto. Ovviamente i militari se ne sono accorti, si sono chinati per cercare quella strana confezione e l’hanno trovata: conteneva hashish, motivo per cui hanno deciso di perquisire l’appartamento da cima a fondo. In totale gli operanti hanno sequestrato 300 grammi di fumo, una quantità che non si può giustificare con l’uso personale.
DOMICILIARI
Ieri mattina l’uomo è stato portato in tribunale a Busto Arsizio dalla polizia penitenziaria. In corridoio c’era la moglie e aveva uno sguardo carico di angoscia. Interrogato dal gip Stefano Colombo, il maghrebino ha cercato di dare una spiegazione plausibile a ogni contestazione. A iniziare dalla pistola, di cui però si occuperà la Procura di Monza essendo su quel territorio la sede della ditta per cui lavorava (è stato infatti licenziato). «Faccio lo spazzino, l’arma l’ho trovando pulendo le strade e ho pensato di prenderla», ha raccontato assistito dall’avvocato Roberto Beretta.
PERIODO NERO
«L’hashish era per me, non la vendo. Ho iniziato a farne uso da un po’ perché sono depresso, è un momento difficile». Non è una bugia: la sua famiglia sta attraversando un dramma il cui epilogo potrebbe essere tragico. Il legale ha prodotto la documentazione che attesta lo stato dei fatti e in virtù della situazione ha chiesto una misura meno afflittiva del carcere. Il gip gliel’ha concessa: già ieri pomeriggio il maghrebino è tornato a casa in regime di arresti domiciliari. La sua presenza accanto alla moglie e al figlio di poco più di tre anni è necessaria. Gli accertamenti sulla destinazione dello stupefacente comunque proseguono così come quelli sul possesso della scacciacani che nascondeva in azienda.
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