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È arrivato ieri, giovedì 15 aprile, nel carcere di Velletri Teofilo Apolinar Galarza Melendez, il serial killer peruviano che la giustizia italiana attendeva dal 2010, da quando cioè la procura di Busto risolse il giallo della scomparsa di Miriam Marilù Flores Gallardo, risalente al 2006. Oggi verrà video-interrogato dal gip Piera Bossi e con ogni probabilità sceglierà di non rispondere. L’avvocato Katia Broggini dovrà confrontarsi a lungo con il suo assistito per capire quale strategia difensiva adottare: a quindici anni dal delitto lo stesso Melendez dovrà ricostruire dettagli che nel frattempo potrebbe aver rimosso. Anche perché dopo l’omicidio della giovane badante, Melendez ammazzò un’altra donna in Spagna, paese al quale il ministero ha chiesto l’estradizione.

Teofilo strangolò la connazionale la sera del 14 luglio del 2006, in via Lamarmora, dove entrambi vivevano a due civici diversi. La ventiquattrenne aveva deciso di lasciarlo perché non tollerava più la sua violenza, la sua morbosità. E lui reagì stringendole le mani al collo fino all’asfissia. Come sbarazzarsi del cadavere? Faceva caldo, non poteva permettersi di occultarlo sommariamente a poca distanza, tutti i sospetti sarebbero subito ricaduti su di lui. Allora prese un trolley dall’armadio, ci infilò il minuto corpo della peruviana, chiamò un taxi e si fece portare a Olgiate Olona in via Molino del Sasso. Sapeva che lì passava lo scarico fognario e lì, in un antro artificiale, nascose la valigia. «La misi in uno scolmatore vicino alla pista ciclabile, coprendola di terra»: lo confessò al pubblico ministero Sabrina Ditaranto, volata a Malaga per interrogarlo. Era stato appena arrestato per l’omicidio di Mellby Sejas Panoso, fidanzata che voleva troncare la loro relazione. Ricercato ovunque, quando il suo nome comparì in banca dati gli inquirenti partirono subito per la Spagna.

Sarah Crespi

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