CRIMINALITA’
Screzi, estorsioni, spari: “Note Stonate” racconta
Ricostruito il rapporto tra il trapper Oliverio e Vasi, due degli arrestati nell’ambito dell’operazione di polizia contro lo spaccio nei boschi del Varesotto. Sabato gli interrogatori
Saranno interrogati sabato, tra Varese, Milano e Monza, i principali arrestati nell’ambito dell’operazione “Note Stonate” della Squadra Mobile, che ha portato in carcere undici persone e imposto misure restrittive ad altre otto, accusate a vario titolo di spaccio di stupefacenti, porto d’armi ed estorsione. Tra loro anche Mattia Oliverio, 28 anni, frontman del gruppo musicale 167 Gang, indicato dalla Procura di Varese come figura di vertice di un sodalizio che operava nello spaccio a Malnate e nel resto della provincia.
«Armi e droga? Non a casa»
A difenderlo è l’avvocato Sandro Damiani, legale “storico” del trapper, che sottolinea come il giovane sia impegnato in un percorso di affidamento in prova ai Servizi sociali che «sta affrontando con correttezza», frutto di un cumulo di reati commessi in parte quando era minorenne: «Si è sempre assunto le sue responsabilità», ribadisce il penalista. Damiani, che al momento si trova all’estero, farà nei prossimi giorni le sue valutazioni con i collaboratori e con un altro legale che oggi incontrerà Oliverio in carcere.
La difesa intende verificare gli elementi probatori a carico dell’indagato e valutare se sussistano i presupposti per chiedere al giudice gli arresti domiciliari. Un punto, quello della perquisizione domiciliare, sarà centrale: «Mi risulta che la perquisizione di martedì all’alba abbia dato esito negativo – spiega l’avvocato – non sono state trovate armi né droga».
Il factotum napoletano
L’indagine della Squadra Mobile di Varese, coordinata dal sostituto procuratore Maria Claudia Contini, ruota attorno a un gruppo radicato sul territorio. Al centro, secondo l’ordinanza confezionata dal gip Marcello Buffa, c’è anche un quarantaquattrenne di origini napoletane, tossicodipendente, che non si limitava a comprare droga, ma offriva agli spacciatori una lunga serie di servizi. Una figura considerata chiave perché, a fronte di pagamenti minimi o di poche dosi di cocaina, era disponibile a muoversi giorno e notte, diventando così un anello indispensabile della catena. Un’organizzazione che, secondo gli inquirenti, non si limitava ad avere rapporti con gli spacciatori dei boschi, ma operava autonomamente in ambito urbano nella distribuzione di cocaina e hashish. Punto di riferimento fisico e simbolico sarebbe stato l’immobile di piazza Fratelli Rosselli a Malnate, di proprietà di Oliverio: lì aveva sede la società collegata alla band trap 167 Gang, ma secondo la Procura quello era anche luogo di incontro e di organizzazione delle attività criminali.
Estorsione da 30mila euro
In un capo d’imputazione compare anche Filadelfio Vasi, volto noto alle cronache giudiziarie e già condannato, tra l’altro, per diverse rapine. Non è accusato di spaccio o armi, ma di estorsione. È a lui che viene contestato l’attacco incendiario dello scorso 13 aprile alla sede del gruppo musicale. Un rogo appiccato di notte che segna l’apice di un contrasto tra Vasi e Oliverio, i cui contorni non sono chiari. Quella notte, secondo la ricostruzione della polizia, all’attentato sarebbe potuta seguire anche una rappresaglia armata, dato che il gruppo criminale forniva AK47 agli spacciatori dei boschi. Invece, pochi giorni dopo, la vicenda si chiuse con il pagamento di 30mila euro da parte di Oliverio a Vasi, evidentemente per evitare altri problemi. A raccontare l’evoluzione della tensione tra i due, ci sono anche i messaggi social di Vasi agli atti. Il primo è datato 14 aprile: uno sfondo nero, la scritta “Rideremo alla fine”, e in sottofondo un brano proprio dei 167 Gang. L’altro è del 22 aprile: Vasi e Maicol Traetta, altro componente dei 167 Gang, arrestato anche lui martedì perché trovato in possesso di quattro etti di “fumo”, sono nel bar del primo, con ancora la musica della band a fare da colonna sonora. Immagini che, nella ricostruzione investigativa, suggellano una tregua tra due figure in contrasto ma interne allo stesso ambiente. Pace fragile, destinata a incrinarsi poco dopo, con colpi di pistola sparati in aria da Oliverio e con due grossi petardi fatti esplodere da Vasi a casa dell’altro.
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