MILANO
La storia del diabolico barbiere
Sweeney Todd al Teatro Arcimboldi: lo spettacolo apre la nuova sala “Speakeasy”
«Sweeney Todd», il barbiere ingiustamente privato della sua famiglia e della sua vita, che torna a Londra dopo anni con una desiderio di giustizia che si trasforma in vendetta, personaggio reso celebre nel 2007 dal film di Tim Burton interpretato da Johnny Depp, apre la nuova sala “speakeasy” del Teatro Arcimboldi di Milano, dove è in programma dal 18 al 28 dicembre nello spazio STM Studio, una sala per un massimo di 98 spettatori per volta e alla quale si accede solo spegnendo il cellulare che verrà inserito in una busta sigillata che lo spettatore potrà portare con sé. Un progetto, STM Studio, che ha la direzione artistica di Marco Iacomelli e che è firmato dalla Scuola del Teatro Musicale. Il personaggio di Sweeney Todd appare per la prima volta nel 1846 in una pubblicazione del Regno Unito, tra i primi esempi di serial killer letterari: al cinema, prima che con Tim Burton, è in un film del 1936 diretto da George King. Lo spettacolo a STM Studio è il musical con musiche e liriche di Stephen Sondheim e libretto di Hugh Wheeler, nella versione su libretto e liriche italiane di Andrea Ascari che ne cura anche la direzione vocale. Con la regia di Costanza Filaroni, Marco Iacomelli e Massimiliano Perticari, le coreografie di Ilaria Suss, le scene di Ludovico Gandellini, i costumi di Silvia Lumes e Beatrice Farina, trucco e parrucco di Emanuela Monti e suono di Donato Pepe, la storia di un personaggio segnato dalla disperazione prende vita in una città che è ignara e allo stesso tempo quasi complice della sua violenza e della sua follia, di cui diventa teatro. Il musical di Sondheim e Wheeler del 1979 è quello da cui Burton ha proprio tratto il famoso film, mantenendone quei tratti di pessimismo, di cupezza, di dolore che sconfina nella crudeltà. Una tragedia nata dalla voglia di vendetta, la cui drammaticità trova nella nuova sala al Teatro Arcimboldi, creata scegliendo consapevolmente il mistero della scoperta e la forza dell’esperienza diretta, rappresentando quasi un varco, un passaggio verso l’inaspettato.
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