LA TRAGEDIA DI BUSTO
Operaio morto, di chi è la colpa?
Aperto un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti per l’incidente costato la vita a Christian Martinelli

Trascinato e schiacciato da un’alesatrice: è morto così, questa mattina prima delle 10, Christian Martinelli, 49 anni, padre di due bimbe di 7 e 8 anni, all’interno della ditta Bandera di Busto Arsizio.
Sulla sua morte il pm Susanna Molteni ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, per ora contro ignoti, ha disposto l’autopsia sul corpo della vittima e il sequestro del macchinario.
Erano circa le 8.30 quando Christian, operaio specializzato e dipendente dell’azienda da oltre 20 anni, è rimasto incastrato nell’ingranaggio della macchina con un braccio, venendo trascinato fino alla schiena. Immediato l’allarme dato dai colleghi. Sul posto sono intervenuti i soccorritori del 118, con un’auto medica e l’elisoccorso. Martinelli è però stato colpito da un arresto cardiaco e, appena arrivato all’ospedale di Legnano in elicottero, è morto.
Sara, la moglie dell’operaio, è stata avvisata dal capoturno del marito ed è corsa inutilmente in Pronto soccorso convinta che suo marito avesse riportato una profonda lacerazione a un fianco, ma che se la sarebbe cavata. In tarda mattinata poi, si è presentata accompagnata dalla suocera sul luogo della tragedia, per ritirare gli effetti personali del lavoratore. «Della sicurezza non si è mai lamentato - ha detto - i turni erano sì lunghi, ma per lui non era una cosa negativa, gli piaceva il suo lavoro».
La donna è stata poi ricevuta all’interno dello stabilimento, ha parlato con i colleghi del marito e anche con i titolari dell’azienda. Con il passare delle ore il suo secondo dramma è stato trovare le parole per dire alle sue bambine che il papà non c’è più.
Venerdì è prevista una mobilitazione sindacale, come spiegato da Rino Carlo Pezone, della segreteria Fiom Cgil di Varese, «Per sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che in subordine al protocollo Covid, per quanto importante, la sicurezza sul lavoro mancava ieri, manca oggi e mancherà domani». I sindacati, già oggi pomeriggio, hanno avuto un incontro con alcuni colleghi del lavoratore.
«Poi incontreremo chi ha lavorato in passato proprio su quella macchina - ha aggiunto Pezone - Cosa sia accaduto è ancora da capire, gli standard di sicurezza di questa azienda sono seguiti sia dalle Rsu che dalla stessa dirigenza, ma qualcosa deve essere successo».
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