L’ESPERTO
Uccisa l’orsa Amarena, «grande tristezza»
Adriano Martinoli, docente dell’Insubria: «Non era aggressiva»

«Non rabbia ma grande, profonda tristezza». Questa è stata la prima reazione, ieri mattina, venerdì 1 settembre, del professor Adriano Martinoli, ricercatore e docente di Zoologia e conservazione della fauna all’Università dell’Insubria di Varese - uno che agli animali dà del tu -, alla notizia dell’uccisione a fucilate dell’orsa Amarena, esemplare del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Perché non era un orso (femmina) qualsiasi.
«LA GENETICA»
«È necessaria una premessa: gli orsi del Trentino sono diversi da quelli dell’Abruzzo - spiega Martinoli -. La popolazione del Trentino è stata originariamente prelevata dalla Slovenia e in alcuni casi può essere pericolosa per l’uomo. Quella dell’Abruzzo è rappresentata dall’orso marsicano, una sottopecie diversa, con caratteristiche genetiche particolari, uniche, come ormai dimostrato anche dai ricercatori di Ferrara e della Sapienza di Roma: sono privi del gene dell’aggressività». Dunque, Amarena come gli altri orsi dell’Appenino sono innocui. Giganti buoni.
«È SOLO IN ABRUZZO»
Il docente dell’Insubria spiega che questa identità genetica della popolazione orsina del Parco dell’Abruzzo è frutto di una storia millenaria, fatta di isolamento, in un contesto ben particolare. E qui arriviamo alla considerazione per cui la morte di Amarena non può essere liquidata a cuor leggero: «L’orso marsicano è presente esclusivamente in quell’area e non si può pensare ad un reinserimento da altri parti». Perché ammesso e non concesso, perderebbe il suo Dna tipico. «È una peculiarità, unicità del nostro Paese l’orso marsicano».
«COME PER IL LUPO... »
Non deve sorprendere che le sorti di un orso, così come quelle di un lupo, scatenino un interesse collettivo che non si riscontra per altri animali. «Sì, non lasciano mai indifferenti - spiega l’esperto -. C’ è un pathos involontario, naturale, che deriva dal rapporto millenario che l’uomo ha con questi animali. Il lupo è stato il nostro primo animale domestico 16.000 anni fa... ».
I DUE ESTREMI
Il professor Martinoli osserva che rispetto alla fauna selvatica, l’uomo ha un atteggiamento polarizzante: «O dice che tutti gli animali selvatici sono pericolosi o all’opposto che sono tutti docili come il cagnolino di casa o il criceto. La verità sta nel mezzo. Bisogna conoscerli».
«BISOGNA CONOSCERLI»
Bisogna conoscerli. Gli orsi dell’Abruzzo, per esempio, oltre a non essere aggressivi, si spingono anche verso i contesti urbanizzati. «Noi ricercatori dovremmo uscire un po’ di più dai laboratori per comunicare, informare» è il monito, con un pizzico di autocritica, del prof varesino.
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