L’EMERGENZA
Otto Comuni rischiano di restare a secco
Il monitoraggio di Alfa sulla provincia

«Le comunità montane, mi raccomando le comunità montane. Sono importanti, sono fondamentali». Non finiva di ripeterlo Paolo Mazzucchelli, qualche giorno fa, a chi gli chiedeva di spiegare a che punto siamo con la crisi idrica che il Varesotto ha imparato a conoscere lo scorso anno e che rischia di ripresentarsi uguale, se non peggio, tra pochi mesi. Anche ieri sera il presidente della società che gestisce il sistema idrico della provincia di Varese, Alfa, era a Germignaga a confrontarsi con i referenti della comunità delle valli del Verbano.
La sua preoccupazione è un chiodo fisso e lo è per un motivo preciso: nel 2022 la siccità ha picchiato forte sull’intero territorio, ma l’emergenza vera è stata nella parte nord. Ed è sulla base dell’esperienza dello scorso anno che oggi Alfa si prepara a gestire la replica della crisi idrica. «Questo è il tempo della serietà, della calma, delle decisioni ponderate e razionali», spiegava ieri Mazzucchelli sulla via verso Germignaga. E così la società sta valutando una strategia sulle piscine pubbliche e sulle attività produttive che punta al male minore.
SOFFERENZA AL NORD
Perché il nord? Perché ad avere più sete è stata – e rischia di essere ancora – la parte di Varesotto dove stanno le sorgenti? Non dovrebbe esser peggio nella urbanizzatissima Busto o nella Gallarate che ormai considera un miraggio l’acqua nell’Arnetta? Nessuno ha la palla di vetro per sapere se, quando e quanto pioverà nei prossimi mesi. È possibile, però, guardare alla fotografia della crisi scattata nel 2022 per individuare le zone a maggiore vulnerabilità. Cadegliano Viconago, Clivio, Cremenaga, Cuasso al Monte, Cugliate Fabiasco, Marchirolo, Saltrio, Viggiù. Questi sono i paesi dove nell’estate dello scorso anno Alfa ha registrato i problemi maggiori. I paesi, per questo, dove si sono concentrate dal 2022 ad oggi le maggiori forze della società (nella classificazione della società sono le zone del Gruppo 3). Lo scorso anno le autobotti sono state utilizzate principalmente a Montegrino Valtravaglia, anche in frazione Bosco, con 2.800 metri cubi di acqua forniti in totale, e all’Alpe Tedesco, frazione di Cuasso al Monte. A Montegrino, ricorda l’apparato di Alfa, non si distribuiva direttamente l’acqua ai cittadini, ma si riempivano i serbatori dell’acquedotto.
CONFORMAZIONE DEL TERRITORIO
Il perché di questa sofferenza concentrata al nord, ovvero nella parte del Varesotto dove si trovano le sorgenti, lo spiega la conformazione del territorio della provincia. La maggiore vulnerabilità si registra nella zona prevalentemente metamorfica, dove la permeabilità è legata ad una fratturazione poco profonda e c’è minore raccolta di acqua per conservarla a lungo termine. Lungo il versante sud della Valcuvia, nella zona di Campo dei Fiori e nell’area dei laghi è andata relativamente meglio perché è un’area prevalentemente calcarea, con permeabilità per porosità e carsismo e maggiore spazio interstiziale per la raccolta di acqua e la sua conservazione sul lungo termine. Al sud, infine, la falda è stata la salvezza.
TRECENTO PERDITE RIPARATE
Fin qui la storia da cui imparare, ma non è che sinora si sia rimasti con le mani in mano ad aspettare la pioggia. Sono stati indagati con i satelliti 4.200 chilometri di rete idrica, in sette mesi, oltre 300 le perdite riparate durante l’emergenza estiva e nel periodo seguente. Con uno sforzo chiesto ai tecnici che è stato quantificato in 7mila ore di lavoro. Alle stelle l’impiego del personale negli orari di reperibilità.
EVITARE L’ESASPERAZIONE
E adesso? Che si fa adesso? Ieri sera Mazzucchelli è andato a dire ai referenti della comunità montana delle valli del Verbano che la sensibilizzazione di tutti è e deve restare la parola d’ordine per evitare gli sprechi dell’oro blu. Ma «senza portare le persone all’esasperazione». Il rischio che Mazzucchelli vuole evitare è che la resistenza delle persone si logori. Incalzare oggi con provvedimenti che limitano il consumo di acqua, alla lunga - visto che di crisi idrica si parlerà almeno da qui alla fine dell’estate – potrebbe essere troppo. Dunque per ora Alfa predica la calma e invita a giocare la carta delle ordinanze restrittive quando sarà il momento opportuno. «Oggi parliamo di sensibilizzazione», ripete il presidente della società.
PISCINE DA RIEMPIRE
«Questo è il momento delle decisioni ponderate», le parole, ieri, di Mazzucchelli. Anche se esse rischiano di essere impopolari o sembrare fuori luogo. «La difficoltà è capire quali concessioni possono essere fatte e a chi – dice il presidente di Alfa – dobbiamo fare delle scelte e dobbiamo tenere in considerazione anche le attività produttive, che se quest’estate restassero senz’acqua, chiuderebbero». Per questo è in corso una mappatura paese per paese delle attività, comprese piscine pubbliche e ristoranti, per capire come muoversi sulla base della situazione idrica di ciascun territorio. «Dove la falda non ha problemi – azzarda Mazzucchelli – potrebbe essere meglio riempire adesso le piscine pubbliche, per esempio, per salvare la stagione. Bisogna capire come gestire le attività produttive».
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