CONDANNATO ALL’ERGASTOLO
Otto giorni per uccidere Carol Maltesi
Depositate le motivazioni dell’Appello bis. I giudici: «Fontana premeditò l’omicidio fin dal 3 gennaio»

Una premeditazione lunga otto giorni: Davide Fontana prese la decisione di uccidere Carol Maltesi quando la ventiseienne annunciò il trasferimento imminente. Si legge nelle motivazioni dell’ergastolo pronunciato a maggio dalla seconda sezione della Corte d’assise d’appello presieduta dal giudice Renata Peragallo. Il 3 gennaio la porno star di Only Fans prese contatti con l’agenzia immobiliare di San Giovanni Lupatoto, l’appuntamento per vedere l’appartamento non poteva essere fissato prima del 10, Carol il 14 sarebbe partita per Parigi con il nuovo fidanzato, Salvatore Galdo.
L’ARMA A SORPRESA
Il delitto risale all’11 gennaio 2022: Fontana, con un falso profilo, aveva chiesto alla premiata ditta Dave e Charlotte Angie un video personalizzato, fatto di sesso estremo e violenza. L’imputato, dopo l’arresto e per tutto il processo, ha sempre sostenuto la tesi del raptus, scatenato da una telefonata ricevuta da Carol durante le riprese. Ma la Corte richiama l’attenzione sul martello, usato dal bancario per colpire la donna. «L’avevamo concordato», ripete da anni ma a parere dei giudici non c’è prova di un accordo tra lui e la vittima. «Il fatto che Fontana si sia portato il martello è sintomatico della decisione di utilizzarlo per ammazzare Carol», scrive il presidente Peragallo. Giova ricordare che in primo grado la corte d’assise di Busto Arsizio aveva escluso la premeditazione e condannato Davide Fontana a trent’anni di reclusione. In secondo grado la pena salì all’ergastolo ma la Cassazione ordinò un nuovo giudizio d’appello per meglio motivare da cosa si deducesse l’aggravante: la scelta del giorno, l’arma e il Covid.
TAMPONI MISTERIOSI
Fontana aveva già in programma lo smart working per l’11 gennaio. Ma il giorno prima prese una settimana di malattia dichiarandosi positivo al Coronavirus. L’esito del test però gli venne rilasciato il giorno dell’omicidio poco prima delle 15, quindi tre ore dopo la barbarie di via Melzi. Macabro dettaglio: agli atti c’è anche un tampone negativo di Carol, anch’esso eseguito l’11 gennaio alle 11.53. A quell’ora Fontana inviò un messaggio a Galdo con il cellulare della ventiseienne, «finito» gli scrisse, alludendo alle riprese del filmato. «Non risulta sia stata condotta alcuna indagine sulla serietà del centro diagnostico e sulle modalità con le quali vennero disposti i test», sottolinea la corte. Dunque l’imputato pianificò il delitto perché «non poteva sopportare che la donna si allontanasse da lui malgrado tutto ciò che aveva fatto per lei. Realizzò che sarebbe stato abbandonato sia dal punto di vista lavorativo che sessuale e che sarebbe ripiombato nella sua mediocrità». Gli avvocati Stefano Paloschi e Giulia Ruggeri valuteranno se ricorrere in cassazione anche contro questa sentenza.
Gli avvocati del bancario valuteranno l’opportunità di ricorrere ancora
in Cassazione
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