L’INTERVISTA
Pellicini: «La fiamma è la storia, non si può cancellare»
Il deputato Pellicini in visita alla Prealpina: «Va tenuta nel simbolo di FdI»
La fiamma arde nel dibattito interno a Fratelli d’Italia. C’è chi propone di toglierla dal simbolo del partito e chi si oppone, ai limiti dell’indignazione. Andrea Pellicini, già sindaco di Luino, deputato di FdI e componente della Commissione giustizia di Montecitorio, non ha dubbi da che parte stare: «La fiamma va tenuta». Lo ha detto, anzi argomentato, ieri, durante la visita in Prealpina. Ha incontrato l’editore Daniela Bramati e il direttore Silvestro Pascarella. Poi, spazio alle riflessioni.
Dunque, lei non vede ragioni per togliere la fiamma dal simbolo di Fratelli d’Italia...
«Sì, in questo dibattito io sono assolutamente favorevole al mantenimento della fiamma. È un simbolo che ha attraversato intere generazioni della Destra, un simbolo anche di quella purezza rappresentata dagli ideali. E poi per me ha un valore particolare»
Quale?
«Guardi, sono particolarmente affascinato da questo simbolo perché ripercorre diverse generazioni della mia famiglia. Mio nonno è stato podestà di San Miniato in Toscana, mio padre (Piero Pellicini ndr) è stato un dirigente del Movimento Sociale e senatore di Alleanza Nazionale».
Nostalgico?
«Ho fatto il sindaco per dieci anni nella mia cittadina di Luino e adesso sono deputato di Fratelli d'Italia. Non sono quello che che è stato mio nonno o quello che è stato mio padre. La Destra si è aperta a nuove istanze, è diventata più moderna e ha lasciato perdere nostalgie che oggi non hanno più senso. In 22 anni negli enti locali non ho mai fatto una dichiarazione, ma neanche un pensiero di nostalgia rispetto a una destra che non c’è veramente più».
Ma alla fiamme non si rinuncia...
«Perché rappresenta un percorso, anche difficile, che ha avuto la Destra in Italia. Pensando ai momenti difficili e a quello che siamo oggi, va portata con orgoglio. Spogliare il simbolo di Fratelli d'Italia dalla fiamma sarebbe una cosa assolutamente fuori dalla realtà».
Cambiamo argomento. Parliamo del rapporto tra politica e giustizia. L’ex governatore della Liguria, Giovanni Toti, in una intervista alla Prealpina, ha detto che la magistratura prende spazio finché non trova un muro ad arginarla e che la politica non presidia quel muro. Lei che cosa ne pensa?
«Parto da una premessa: facendo l’avvocato ho frequentato e frequento i magistrati da 30 anni, quindi ho la massima stima di tantissimi giudici e pubblici ministeri che fanno il loro mestiere in maniera encomiabile. Tra l’altro in questa provincia svolgono ogni giorno una fondamentale attività contro la delinquenza e la criminalità organizzata. Chi frequenta il carcere di Varese può vedere quanti spacciatori sono stati arrestati».
Dunque, tutto normale?
«No, noi portiamo avanti come Fratelli d’Italia e come centrodestra il progetto della separazione delle carriere. E non è che ce lo siamo inventati, l'abbiamo scritto nel nostro programma elettorale e in quello di mandato. Quindi abbiamo non soltanto il diritto ma il dovere di portare avanti questa riforma. Io rispetto l’opinione dei magistrati e dico che hanno tutto il diritto di dire la loro, sostenere che sono contrari alla riforma, anche se non tutti lo sono. Però da qui ad affermare che attraverso la riforma delle carriere si arrivi a uno stravolgimento della Costituzione e alla volontà di portare il pm sotto l'ala dell’Esecutivo, questo non sta né in cielo né in terra».
Suggerisce prudenza alla toghe nelle valutazioni politiche?
«Ribadisco che i magistrati hanno tutto il diritto di esprimere la loro opinione, però devono farlo con equilibrio. La magistratura merita rispetto ma non deve portare avanti battaglie che tendono a delegittimare la politica».
Pellicini, come sta il Governo Meloni?
«La leadership di Giorgia Meloni non è in discussione, qualche volta assistiamo a delle discussioni tra i nostri alleati, ma sono sempre risolte con autorevolezza da lei. Sono convinto che sarà un Governo di legislatura e noi siamo tutti con il Presidente del consiglio per attuare il programma ambizioso che ci siamo preposti».
Pellicini, chi vede come prossimo sindaco di Varese?
«Posso dire che avremo un grande sindaco. E visto che i capoluoghi della Lombardia sono quasi tutti nelle mani del centrosinistra, sono certo che la riscossa partirà da Varese».
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