ANNATA NERA
Pesche di Monate sconfitte dalla grandine
Raccolto il 40% in meno dei frutti dell’anno scorso

Le pesche di Monate sono state dimezzate dalle gelate e dalla grandine. Pessima stagione per il prelibato frutto del Varesotto, che i consumatori conoscono soprattutto sciroppato. E così ci sarà verosimilmente un assalto per accaparrarsi il prodotto che è cresciuto sulle circa 1.000 piante presenti, con i due produttori rimasti che indicano un bilancio compreso fra un -40 e un -50% rispetto alla super annata del 2019.
«Abbiamo finito la raccolta qualche giorno fa - dice Luca Franzetti dell’azienda agricola Le Selve - e, purtroppo, definirei questa stagione come disastrosa: a marzo gli alberi erano già in fiore, ma poi sono arrivate due gelate e un’ondata di freddo che ha bloccato l’impollinazione, bruciando una prima parte delle piante. Poi, tre settimane fa è toccato a una grandinata notturna: 15-20 minuti di chicchi sono bastati per massacrare quanto rimasto. Morale: l’anno si è chiuso col 50% in meno della normale raccolta. Siamo arrivati a 20-25 quintali, contro i 35-40 soliti».
Ora, le superstiti saranno lavorate nel classico metodo, ovvero con la sciroppatura. E così, il frutto del lago - l’ultima annata storta era stata il 2017 - sarà ancor di più una nicchia: «Il 70% viene venduto a privati e quindi a singoli clienti che acquistano direttamente in azienda - aggiunge Franzetti - mentre il restante 30% lo vendiamo ad alcuni distributori di Varese, Gallarate e Busto Arsizio e finiscono nei negozi di alimentari e ortofrutta. Con la grande distribuzione abbiamo provato ad aprire un canale per quattro anni, però quest’anno abbiamo disdetto: loro vogliono la qualità e prezzi bassissimi. Ma, quest’ultimo aspetto con noi non va bene».
D’altronde i circa 1.000 alberi presenti e i relativi frutti sono raccolti completamente con un metodo artigianale: «Per quanto mi riguarda - aggiunge Marco Bina, titolare dell’altra omonima azienda agricola - porto avanti la tradizione di mio nonno e mio papà. Ma l’agricoltura non basta per vivere. Inoltre ci sono sempre gli imprevisti. Se tutto va bene, ogni anno produciamo 80 quintali ma, quest’anno, fra le gelate e la grandine, abbiamo perso quasi la metà del raccolto. Il prodotto è buono, ma è poco». E, probabilmente, ciò influenzerà anche un aumento del prezzo: «Il nostro - conclude Bina - non sarà mai un prodotto da supermercato, perché è lavorato a mano e la produzione è limitata. Vendiamo quindi al privato e a qualche ristorante che lo inserisce nel menu come dessert».
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