FLESSIBILITA’ E WELFARE
Lo smart working piace ai giovani
Fondamentale conciliare lavoro e vita privata. Il professore Biffi: «Da una situazione emergenziale ad una strutturale»
Il Varesotto, una terra che può diventare un laboratorio di studio per i processi evolutivi dello smart working. Proprio così, e il motivo è presto detto: la presenza di un significativo numero di aziende manifatturiere. Ma ecco pronta l’obiezione che qualcuno potrebbe sollevare: «Operai e smart working non sono realtà conciliabili». In linea di massima il concetto ha un certo fondamento ma se entriamo meglio nel dettaglio del tema vediamo che le cose non stanno esattamente in questi termini.
CONTROLLO A DISTANZA
«Anche l’operaio potrebbe svolgere alcune attività, come ad esempio il controllo di processo, a distanza», spiega Alfredo Biffi, professore di Organizzazione Aziendale del dipartimento di Economia dell’Università dell’Insubria. «Il Varesotto può diventare un interessante punto di osservazione su queste dinamiche legate allo smart working, per la presenza di molte aziende manifatturiere». Insomma, il ragionamento è ancora tutto aperto, anche perché gli scenari futuri non sono facilmente delineabili: quel che si può però già constatare è che si sta assistendo ad un passaggio dallo Sw emergenziale a quello strutturale.
NON PIÙ IN EMERGENZA
In tempo di Covid e pandemia abbiamo visto una certa «forzatura» sull’utilizzo di questo strumento, dettata dalle situazioni di rischio contagio legate a quel periodo di emergenza sanitaria. Ora, la logica di pensiero sta cambiando e ancora diversa, probabilmente, lo sarà in futuro. «Siamo in una fase in cui si è passati da una situazione emergenziale, ad una strutturale, quindi si guarda maggiormente ai fenomeni di tipo qualitativo. Mi spiego meglio e porto un esempio - chiarisce Biffi - le imprese in occasione delle selezioni per nuove assunzioni si sentono sempre più chiedere dai giovani se la professione che andranno a svolgere potrà prevedere, e in quali termini, lo smart working, poiché lo ritengono uno strumento importante per poter conciliare il lavoro con la qualità della vita».
FLESSIBILITÀ E WELFARE
Flessibilità di orario, smart working, conciliazione dell’impiego con la vita privata, sistemi di welfare aziendale che favoriscano l’educazione dei figli e l’assistenza dei genitori anziani. Insomma, la leva economica per attrarre e fidelizzare i talenti rimane centrale, ma per le aziende è ormai iniziata una nuova era trainata dall’approccio che le generazioni più giovani (e non solo) hanno con l’occupazione. «La pandemia ha fatto da detonatore di alcune cariche latenti. Fino a cinque anni fa i colloqui di lavoro vertevano su retribuzioni e giorni di ferie. È su questi due elementi che si è sempre giocato l’accordo tra lavoratore e impresa per l’assunzione e l’inserimento in organico».
BENEFIT INTANGIBILI
Oggi - conferma Valentina Crespi, coordinatrice Area Relazioni Industriali, Lavoro e Welfare di Confindustria Varese - sempre di più l’attenzione, soprattutto dei giovani, si sposta su altri fattori. Intendiamoci, la busta paga rimane un aspetto importante, fondamentale, ma sempre di più viene chiesta alle imprese un’attenzione crescente per i benefit intangibili. Per esempio, la capacità di conciliare il lavoro con la vita privata, l’ambiente lavorativo stesso, i valori che l’azienda promuove nella comunità. Le persone nel lavoro cercano un senso, un motivo di realizzazione personale. Cercano un significato per la loro persona. In questa ottica, la richiesta crescente di smart working è un segno tangibile dei tempi.
ATTIVITÀ MANIFATTURIERE
Ovviamente il più basso ricorso percentuale al lavoro agile da parte delle imprese varesine, rispetto alla media lombarda, che emerge anche dalle analisi del nostro Centro Studi, dipende dall’alto tasso di attività manifatturiere del nostro territorio».
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