IL DELITTO
Quel bravo ragazzo che diventa un mostro
Marco Manfrinati accusava i Limido di avergli sottratto il figlio

Chi era Marco Manfrinati prima di diventare emblema di efferatezza? I luoghi comuni si potrebbero sprecare, «insospettabile», «brava persona», «salutava sempre», in un profluvio retorico senza senso. Ma cos’è un luogo comune se non un assioma radicato nell’esperienza che accomuna una società? Ebbene, l’ex avvocato quarantenne, agli occhi di chi non conosceva le denunce di Lavinia Limido, appariva al di sopra di ogni sospetto. Chi lo aveva incontrato ai tempi del liceo classico Crespi di Busto Arsizio lo ricorda brillante, intelligente, disponibile. Gli avvocati del foro bustese che lo avevano incrociato in aula lo descrivono come un collega corretto, mai polemico, collaborativo.
Il valore della vita
Manfrinati si era esposto anche su temi controversi e delicati, come l’eutanasia. Lo fece pubblicamente nel 2017 in un convegno organizzato dal Centro aiuto alla vita ai Molini Marzoli e il suo intervento colpì per la ponderatezza della sua analisi: «L’equazione per cui se decido di morire l’ordinamento deve autorizzare in via generale questa possibilità non può valere. Il singolo caso è il singolo caso, la norma è altro. Il legislatore ha stabilito che la vita umana è indisponibile non per imperio o convinzione religiosa. C’è un impianto logico». Il 2017 fu l’anno del matrimonio con Lavinia Limido, che frequentava dal 2015: era stata la suocera a farli conoscere e a propiziare il rapporto perché sembrava proprio un bravo ragazzo. Nel 2022 l’opinione sul genero era già radicalmente mutata, la denuncia che portò al divieto di avvicinamento lo dipingeva come un maniaco del controllo, ossessionato dalle spese domestiche, aggressivo, violento. Lunedì la metamorfosi si è conclusa nel sangue.
Pace interiore
La causa di separazione davanti al giudice civile di Busto Arsizio non era conclusa. Il consulente del tribunale non aveva ancora depositato la relazione ma a quanto pare sia Lavinia che Marco erano risultati equilibrati e capaci di assolvere ai loro compiti di genitore. Marco però non vedeva il figlio da giugno 2023, accusava i Limido di averglielo sottratto, non sopportava più quel distacco per lui incomprensibile. Qualcuno sostiene che entrando in carcere, lunedì sera, abbia sussurrato in uno stato di trance «adesso sono a posto». All’avvocato Fabrizio Busignani non risulta ma del resto non ha ancora avuto modo di approfondire la tragedia con Manfrinati: ieri l’indagato è stato portato in ospedale dalla polizia penitenziaria per medicare ferite e lesioni ed è tornato ai Miogni nel tardo pomeriggio. Oggi alle 11.30 sarà interrogato dal gip Alessandro Chionna e a quanto pare intende rispondere e spiegare.
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