IL CASO
Raduno degli Hammerskins: terremoto a Lonate
Polemiche e dimissioni dopo il raduno del gruppo di estrema destra
Un raduno internazionale sotto il radar delle autorità, con oltre 500 partecipanti arrivati da ogni angolo d’Europa per celebrare il culto della supremazia bianca. È quanto sarebbe accaduto lo scorso novembre a Lonate Pozzolo, trasformata per una notte nel quartier generale degli Hammerskins, una delle sigle più estrema destra neonazista globale.
A squarciare il velo di riservatezza che ha protetto l'evento è stata un’inchiesta pubblicata dalla piattaforma antifascista tedesca Exif-recherche e riportata dal Corriere del Ticino. Il portale, specializzato nel monitoraggio dei movimenti transnazionali di estrema destra, ha documentato il raduno con un dettagliato reportage fotografico.
L'occasione del ritrovo era il 30° anniversario della sezione italiana degli Hammerskins. Le immagini mostrano una folla compatta raccolta per un concerto "blindato", lontano da occhi indiscreti, ma con una logistica imponente che ha permesso a centinaia di militanti di convergere nella provincia di Varese senza destare apparente allarme.
Secondo le ricostruzioni di Exif, i neonazisti si sarebbero ritrovati all'interno della tensostruttura del Cerello, uno spazio abitualmente gestito e riconducibile alla Pro Loco di Lonate Pozzolo.
DIMISSIONI NELLA PRO LOCO
L’episodio ha innescato le dimissioni della consigliera della Pro Loco Melissa Derisi, che sui social ha pubblicato un lungo post: «Con la presente rendo pubblica la mia decisione di dimettermi dal Consiglio Direttivo della Pro Loco di Lonate Pozzolo - scrive -. Questa scelta nasce da un fatto di estrema e inaccettabile gravità: il raduno neonazista che si è svolto presso la tensostruttura del Cerello, struttura gestita dalla Pro Loco. Di tale evento sono venuta a conoscenza non attraverso comunicazioni interne, ma dai social e dalla stampa, tramite notizie apparse sul Corriere del Ticino, corredate da immagini fotografiche inequivocabili».
«Ritengo questo episodio totalmente incompatibile con qualsiasi forma di impegno civico, culturale e associativo - prosegue -. La concessione di uno spazio pubblico o associativo a gruppi che si richiamano apertamente a ideologie neonaziste rappresenta un fatto gravissimo, che offende la memoria storica, i valori democratici e il senso stesso di comunità. Ancora più preoccupante è il fatto che il Consiglio direttivo non fosse stato informato dell’evento, a dimostrazione di una gestione che ha escluso il confronto e la responsabilità collettiva su una decisione dalle evidenti implicazioni etiche, civili e reputazionali».
«Affittare una struttura - conclude l’ormai ex consigliera - senza informarsi adeguatamente su chi la utilizzerà e per quali finalità non può essere considerato una semplice leggerezza: è una mancanza grave di responsabilità, soprattutto quando si opera in nome e per conto di un’intera comunità. Di fronte a un episodio di tale portata, non è possibile né accettabile minimizzare. La Pro Loco, per sua natura, dovrebbe essere un luogo di aggregazione, inclusione, promozione culturale e rispetto dei valori fondanti della convivenza civile. Quando questi valori vengono traditi, viene meno anche il senso della partecipazione personale. Per queste ragioni, profondamente convinta che non possa esistere alcuna ambiguità su temi di questo genere, ho ritenuto doveroso rassegnare le mie dimissioni. Lo faccio per coerenza con i miei valori personali, civili e democratici, e per rispetto verso la comunità, che merita trasparenza, responsabilità e una netta presa di distanza da qualunque forma di estremismo e odio».
LO SFOGO DI NADIA ROSA
«Indignata. Un raduno di 500 neonazisti nel mese di novembre si è svolto a Lonate Pozzolo»: inizia così lo sfogo social di Nadia Rosa, capogruppo di Uniti e Liberi. «L'occasione era il 30esimo anniversario della sezione italiana degli Hammerskins, una delle formazioni più violente e filonaziste dell'estrema destra mondiale - prosegue -. Trovo insultante che 500 neonazi da tutta Europa si siano radunati, trovando ospitalità a Lonate Pozzolo nella tensostruttura del Cerello, come si vede chiaramente nell'immagine tratta dal sito exif-recherche.org (piattaforma di ricerca indipendente e antifascista che si occupa della scena di destra e neonazista). Razzismo, omofobia, antisemitismo, suprematismo bianco non devono trovare cittadinanza nel mondo, e tanto meno nella tensostruttura della Pro Loco di Lonate Pozzolo».
LO SDEGNO DELL’ANPI
In una lettera inviata alla sindaca di Lonate Pozzolo, a firma
del presidente di sezione Federico Schioppa, l’Anpi Ferno - Lonate Pozzolo «esprime indignazione e preoccupazione per le notizie riportate da organi di informazione in merito a un raduno, lo scorso novembre, di neonazisti provenienti da tutta Europa nella struttura del Cerello, spazio della Pro Loco lonatese. E chiede all’amministrazione comunale di Lonate Pozzolo di chiarire ai propri cittadini quanto accaduto prendendo posizione nei confronti di chi ha permesso che avvenisse e di farsi promotrice di convocare tutte le organizzazioni culturali e sportive accreditate presso il Comune affinché si adotti un protocollo comune di comportamento teso a evitare in futuro altre simili e disdicevoli situazioni», si legge in una nota. Una richiesta per la quale «l’Anpi Ferno – Lonate Pozzolo resta in attesa di un riscontro, chiedendo una risposta alla sindaca».
«Non è possibile – scrive Schioppa a nome dell’Anpi Ferno – Lonate Pozzolo – che a distanza di ottant’anni dalla liberazione dell’Italia dal nazismo e fascismo, si permetta a questi oscuri personaggi di potersi organizzare in manifestazioni esaltando il suprematismo bianco, il razzismo e l’omofobia. Questo evento è insultante nei confronti di tutti i cittadini democratici di Lonate Pozzolo». Nella nota si ricorda poi che «anche Lonate Pozzolo ha partecipato “con il sangue di alcuni suoi cittadini alla liberazione dal Paese dal nazifascismo, con il contributo eroico di figli partigiani come Domenico Lanceni, i cugini Giassi e altri assassinati dai nazisti. Queste organizzazioni neonaziste non hanno cittadinanza alcuna e devono essere bandite dalle nostre città. Come antifascisti siamo quindi indignati e preoccupati che si dia spazio a questi raduni neonazisti in strutture pubbliche».
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