L’INDAGINE
Ricatto hot: il prete pagò 70mila euro
Il rumeno con cui il sacerdote stava, aveva un complice di Palermo

Ammonta a 70mila euro la somma che il sacerdote vittima di estorsione fu costretto a consegnare al giovane rumeno che lo ricattava e all’amico palermitano. I due lo tenevano in pugno con un video hard degli incontri sessuali dell’allora sessantottenne con lo straniero ventottenne.
Davanti al gup Piera Bossi, si è aperto il processo ai due imputati difesi dall’avvocato Stefania Gagni ma è stato subito rinviato poiché lo straniero risulta irreperibile.
Nel frattempo sono emersi nuovi particolari dell’indagine condotta, nel 2011, dai carabinieri guidati dall’allora capitano Michele Lastella (che da pochi giorni è maggiore a Cagliari).
Il prete si rivolse ai militari dopo aver attraversato un vero e proprio incubo.
Perché tra le minacce con cui i due lo assillavano, una era diventata particolarmente pericolosa: «Se non paghi diamo il video ai giornalisti».
Così il religioso - assistito dall’avvocato Tiziano Fracchia, ma che non si è costituito parte civile - decise di superare il rischio di uno scandalo e di rivelare tutta la verità. All’epoca era parroco della frazione di un comune della zona. Conobbe il rumeno a Genova, vicino a un cinema, nel febbraio 2008.
«Mi prostituisco - gli disse il ragazzo e tra loro nacque un’amicizia - che si è andata approfondendosi nel tempo e durata fino a settembre 2009», disse agli investigatori. Il rumeno iniziò a chiedere soldi, facendo leva sulla sua condizioni di totale indigenza e sulle difficoltà economiche in cui versava anche la sua famiglia. Il prete si recò addirittura in Romania con lui per conoscere i genitori, constatando che in effetti se la passavano davvero male.
Iniziò il mantenimento e la relazione sessuale. Durante un soggiorno in Liguria i due decisero di filmare le loro performance tra le lenzuola con una videocamera del ventottenne.
Da quel momento le pretese di denaro divennero sempre più pressanti e quando il don indugiava, l’amante gli sventolava lo spauracchio di quel video girato a Genova. Sicché fino al settembre 2009 il prete pagò il silenzio fior fiore di quattrini. L’ultima consegna di denaro avvenne addirittura vicino alla chiesa della sua parrocchia. Dopo quel giorno il religioso decise di interrompere ogni rapporto.
Il ragazzo continuava a cercarlo. La vittima chiese aiuto a un amico carabiniere, che si presentò a un incontro-trappola in cui l’imputato fu costretto a cancellare le prove dei loro rapporti. Il ventottenne tuttavia insistette e alla fine, nel 2011, ottenne un nuovo tete à tete, sempre a Genova. Consumato l’ennesimo rapporto, il rumeno aprì la porta della camera dell’hotel e fece entrare l’amico palermitano.
«Abbiamo ripreso tutto con una microcamera», gli rivelarono.
«Dacci 20mila euro, servono per una fondazione rumena che assiste bambini disagiati, sennò diffondiamo tutto».
Sta di fatto che dopo altre peripezie per cercare di dribblare la gogna mediatica, il sacerdote si recò in caserma a Gallarate e rivelò tutto al capitano. Gli venne garantita la massima riservatezza e infatti di quella storia spinosa nessuno seppe mai nulla. L’apertura del processo ha però alzato il sipario su tutti i segreti nascosti sotto la tonaca.
© Riproduzione Riservata