L’INCHIESTA
Rider vittime del caporalato: anche a Busto
Blitz dei carabinieri su tutto il territorio nazionale: scoperta una diffusissima attività di cessione illecita di account. Nelle tasche del “fattorino” solo il 30 per cento di quanto guadagnato

Blitz contro il caporalato digitale: scoperte dai carabinieri 92 cessioni illecite di account in tutta Italia. Anche in provincia di Varese, con quattro “rider” trovati in possesso di requisiti falsi sui diciannove sottoposti a controllo, quasi tutti pachistani. Due dei quali erano anche privi di permesso di soggiorno.
Ieri sera, i militari del comando carabinieri per la tutela del lavoro unitamente a tutti i comandi provinciali e con il concorso di diverse polizie locali, hanno effettuato un controllo straordinario in tutti i capoluoghi di provincia, Varese incluso (ma anche, come detto, in città non capoluogo di particolare importanza, tra cui appunto Busto), e nei principali centri abitati della penisola finalizzato ad individuare forme di sfruttamento lavorativo realizzate attraverso la cessione delle credenziali di accesso alle piattaforme di food delivery per l’esercizio dell’attività di rider.
L’attività rappresenta l’evoluzione delle verifiche avviate a cura del nucleo carabinieri ispettorato del lavoro di Milano unitamente alla polizia locale del capoluogo lombardo nel settembre 2019, a seguito del coinvolgimento di alcuni ciclo-fattorini in incidenti stradali a Milano città, anche mortali, e svolte in coordinamento della locale Procura.
Nel corso dei controlli eseguiti a Milano tra il luglio e l’ottobre 2022 finalizzati a verificare l’effettivo e perdurante rispetto da parte delle piattaforme degli obblighi a loro imposti, è emersa l’esistenza di nuove forme di caporalato digitale attraverso l’illecita cessione di account con l’intermediazione di manodopera tra il proprietario dei dati di account e l’effettivo prestatore di manodopera. Gli account sarebbero registrati sulle piattaforme anche (e spesso) tramite l’utilizzo di documenti falsi e, successivamente ad avvenuto accreditamento, ceduti al rider che materialmente effettua la prestazione previa trattenuta di una quota percentuale del guadagno giornaliero da parte del caporale. In sintesi, si verifica che gli account registrati e accreditati sulle piattaforme delle varie società di delivery, verosimilmente gestiti dal caporale, siano ceduti ad altra persona (un rider) che eseguirà materialmente la prestazione lavorativa della consegna previa trattenuta di una quota percentuale del guadagno giornaliero operata dallo stesso titolare dell’account, con conseguenti ingenti profitti per quest’ultimo. Si parla infatti di percentuali nell’ordine del 20-30 per cento destinate a finire nelle tasche dei rider sfruttati, a tutto vantaggio del “caporale”.
Nello specifico, i carabinieri hanno verificato la presenza del fenomeno della cessione di account trasversalmente sull’intero territorio nazionale, concentrato soprattutto nel centro-nord Italia con le dinamiche già evidenziatesi a Milano, in quanto su 823 lavoratori stranieri controllati, 92 di questi sono risultati in cessione di account per una percentuale pari all’11%.
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