L’IMPRESA
Sulle orme della storia tragica
Rescaldinese sul percorso della Ritirata di Russia 75 anni dopo

È cominciato oggi, giovedì 18 gennaio, con l’imbarco sul volo delle 7.05 da Malpensa e diretto a Mosca l’avventura del quarantanovenne informatico rescaldinese Danilo Dolcini in occasione del settantacinquesimo anniversario della ritirata di Russia.
A imbarcarsi con lui nello scalo della brughiera i dieci compagni di viaggio con cui ripercorrerà da sabato 20 a venerdì 26 gennaio i 181 chilometri che le truppe italiane coprirono nel ripiegamento dal fiume Don a Nikolajewka, teatro, proprio il 26 gennaio del 1943, di uno degli scontri più importanti sul fronte orientale.
Dolcini ritorna in Russia cinque anni dopo il primo viaggio e lo fa forte di quell’esperienza che vuole ripetere, con un entusiasmo immutato, ma anche con una preparazione che, nelle condizioni che attendono questi camminatori particolari, deve essere curatissima.
«Ci sono due aspetti da considerare; quello fisico e quello logistico. Per il primo dobbiamo considerare che ogni giorno percorreremo a piedi dai 20 ai 30 chilometri con una zaino in spalla dal peso di 10, 11 chili. Personalmente ho cominciato l’allenamento a novembre, durante i fine settimana, percorrendo 15 chilometri con un carico però superiore».
Cosa entra nello zaino?
«Sacco a pelo; materassino isolante, perché durante il trekking non avremo letti a disposizione; cambi; quanto occorre per l’igiene personale; vari strati di vestiario esterno; medicinali e cibo per una settimana. Durante la marcia, infatti, non potremo fermarci per i pasti e ci nutriremo con più frequenza con barrette energetiche, cioccolata, frutta disidratata. Questo per il pranzo; per cena, invece, saremo ospiti».
E per la notte?
«Per la notte ci appoggiamo alla nostra guida in loco, Sascha, un cinquantenne perito chimico, che ha provveduto a individuare le strutture dove dormire, che saranno edifici annessi alle chiese, palestre e case private».
Quali condizioni atmosferiche troverete?
«In questi giorni, in quella parte di Russia, si sono registrate temperature fra i 7 e i 9 gradi sotto lo zero. Certo, sono condizioni lontane dalle nostre, ma in fondo è meglio per il nostro trekking. La vera insidia, infatti, sarebbe rappresentata, con temperature più alte, dal terreno fangoso. Diventerebbe difficile, in quelle condizioni, se non proibitivo, fare oltre venti chilometri al giorno sprofondando sino alle caviglie. È annunciata neve e a noi non dispiace immergerci in condizioni atmosferiche che ricordano quelle di 75 anni fa».
Cosa spinge undici persone lungo un percorso della memoria da 180 chilometri?
«Le emozioni. Io sono l’unico del gruppo a non avere parenti morti in quella ritirata; altri cercano ancora di capire cosa sia successo e dove possa essere sepolto chi non è tornato. Per la fine del trekking è già fissato un incontro con dei russi per una cerimonia in ricordo dei caduti. Nel 1943 eravamo in guerra, fra qualche giorno ci ritroveremo da amici per commemorare i morti di una tragedia».
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