L’INDAGINE
Rifiuti illeciti nelle cave, in cinque nei guai
Tre arresti, un obbligo di dimora e un obbligo di firma: il materiale edilizio sepolto tra Nerviano e Parabiago

Azione giudiziaria per presunte attività illecite di smaltimento rifiuti nella zona delle cave tra Nerviano e Parabiago.
Nella mattinata di oggi, giovedì 21 luglio, i carabinieri forestali hanno dato esecuzione a un’ordinanza del Gip di Milano per l’applicazione di cinque misure cautelari personali (tre arresti domiciliari, un obbligo di dimora e un obbligo di firma) e un sequestro di beni per sedici milioni di euro. In totale, le persone indagate sono 26.
ASSOCIAZIONE A DELINQUERE
A carico di tre persone, tutti cittadini italiani residenti a Milano e in provincia di Monza-Brianza, sono stati contestati i reati più gravi dell’associazione a delinquere finalizzata all’attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti e all’inquinamento ambientale. L’azione investigativa ha consentito di accertare come il sito di estrazione di sabbia della cava Villoresi, già sottoposta a sequestro preventivo nel novembre del 2021, sarebbe stato utilizzato per smaltire illecitamente ingenti quantitativi di rifiuti terrosi e da demolizione edilizia.
RIFIUTI INTOMBATI
I rifiuti, da quanto appurato in corso di indagine, venivano intombati e riutilizzati illecitamente nel sito. Le risultanze di indagine hanno consentito di tracciare oltre 800mila metri cubi, equivalenti a più di un milione e mezzo di tonnellate, di rifiuti terrosi e da demolizione smaltiti illecitamente all’interno della cava. I rifiuti erano provenienti da diversi cantieri, non solo dell’area milanese, ma anche da altre regioni. È stato individuato un significativo illecito smaltimento di rifiuti terrosi e da demolizione anche da cantieri autostradali di Genova Est e da opere di risistemazione effettuate all’interno di una centrale elettrica di Turbigo.
CAVI DI RAME
L’attività illecita era incentrata, non solo sulla gestione delle terre, ma anche sul trattamento illegale di cavi elettrici. Si ricavavano grossi quantitativi di rame attraverso il cosiddetto «abbruciamento» delle guaine di copertura, metodo di trattamento del tutto illegale. Le operazioni venivano svolte soprattutto in orario notturno sino alle prime luci dell’alba al fine di evitare i controlli. Il rame illecitamente ricavato veniva poi venduto a una società della provincia di Bergamo, il cui titolare è stato sottoposto alla misura cautelare personale dell’obbligo di dimora. È stato documentato l’illecito trattamento di più di 112mila kg di cavi elettrici. L’indagine è stata avviata nell’autunno del 2020 e coordinata dalla Dda di Milano.
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