VILLA RECALCATI
Rifiuti nel Varesotto, «gestione integrata»
Il presidente della Provincia Magrini apre alla novità

La Provincia di Varese apre ufficialmente alla possibilità di una gestione provinciale integrata del servizio rifiuti. Un cambio di rotta importante, emerso con chiarezza durante la conferenza stampa convocata dal presidente Marco Magrini il primo agosto, per chiarire obiettivi, numeri e contesto politico di un’ipotesi che da settimane circola — non senza fraintendimenti — tra i sindaci e nei consigli comunali. «Nessuna decisione è stata presa, ma i segnali sono chiari e non possiamo ignorarli. Stiamo semplicemente valutando se una forma unificata e coordinata possa portare benefici concreti», ha spiegato Magrini.
Alla base della riflessione, un primo report commissionato ad Alfa, il braccio operativo della Provincia, che ha restituito una fotografia chiara: oggi in provincia coesistono oltre quindici gestori, con modelli organizzativi diversi, livelli di servizio disomogenei e tariffe poco comparabili. La conseguenza è una forte variabilità nei risultati tecnici ed economici. «Non si tratta di colpe, ma di numeri - ha sottolineato Magrini -. Abbiamo comuni che ritirano l’umido tre volte a settimana e altri una sola, territori con raccolta puntuale e altri senza tracciamento, costi che non reggono il confronto perché mancano economie di scala».
Ma l’analisi non è nata solo da ragionamenti interni. A influenzare la visione della Provincia è soprattutto la direzione presa da ARERA, l’Autorità di regolazione che già oggi definisce tariffe e standard qualitativi per i servizi a rete, rifiuti compresi. «È solo questione di tempo — ha detto Magrini — prima che venga imposto a tutti un livello minimo di omogeneità nei costi e nei servizi. E allora conviene farsi trovare pronti». A pesare è anche l’assenza in Lombardia degli ATO (Ambiti Territoriali Ottimali), presenti in quasi tutte le altre regioni italiane. «La nostra è l’unica regione senza una gestione obbligatoriamente aggregata — ha aggiunto — e questo comporta un forte impatto su piccoli comuni, costretti a far fronte da soli a complessità tecniche, gestionali ed economiche sempre più grandi».
Dai dati del report emerge inoltre che circa il 64% dei rifiuti raccolti in provincia viene trattato fuori dal territorio, con un aggravio dei costi di trasporto. Per alcune frazioni — come umido, plastica e indifferenziato — la percentuale di rifiuti avviati a destinazioni extra-provinciali supera l’80%. «È chiaro che senza impianti e senza un coordinamento strategico, la sostenibilità economica è difficile da garantire».
L’idea della Provincia, dunque, non è forzare, ma avviare un confronto aperto. «Coinvolgeremo associazioni di consumatori, ambientalisti, operatori pubblici e privati, e ovviamente tutti i sindaci — ha detto Magrini —. Perché la Provincia è la casa dei comuni, e se si va avanti sarà con la condivisione di tutti». Un possibile piano industriale, con l’analisi dei costi e dei vantaggi di un sistema integrato, verrà eventualmente predisposto solo dopo questa fase di ascolto.
«Il nostro obiettivo — ha concluso — è offrire servizi migliori, ridurre le tariffe e usare eventuali utili per l’ambiente. Ma prima di tutto serve valutare insieme se ha davvero senso».
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