IL PERSONAGGIO
Rita Pavone: «Regalo momenti del passato ma vivo nel futuro»
«Mi sento ancora pienamente fanciulla. La mia fortuna è avere dentro di me un’energia che è strana per una quasi ottantenne»

Essere parte dell’immaginario collettivo non significa ergere monumenti inscalfibili ai fasti trascorsi. Rita Pavone ne è fermamente convinta, motivo per cui il suo spettacolo Un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro, che debutta lunedì 5 alle 20.45 al Teatro Manzoni di Milano (biglietti 26/40 euro), traspare di una visione tutt’altro che passatista, ma che anzi reca in sé il gusto dell’atipico, della sorpresa, della versatilità. In questo talk musicale la zanzara di Torino dialogherà con il celebre giornalista Giampiero Mughini e tra un aneddoto e l’altro presenterà al pubblico brani noti e meno noti, riadattati per l’occasione in trio acustico. «È un programma particolare, - spiega Pavone – raccontato e cantato, più intimo e meno full band, però molto interessante. Sono molto contenta di proporlo, perché è un formato che mi piace».
Il titolo dice già molto, facendo suo un verso di un capolavoro della musica italiana come A muso duro di Pierangelo Bertoli: «Ho chiesto il permesso al figlio e alla moglie di Bertoli – dice Pavone –. “Un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro” è una frase che mi riveste, nel senso che io non amo vivere su quello che mi è stato regalato dalla fortuna e dai grandi brani. Mi piace presentarli durante i concerti, ma mi piace presentare anche l’altra parte di Rita che forse non si conosce, perché gli anni passano e tu affronti nuove tematiche che ritieni giusto affrontare. Io regalo dei momenti del passato ma non vivo del passato, non vivo di ricordi. È per quello che ho “un piede nel passato”, ma anche “lo sguardo dritto e aperto nel futuro”, che fa alzare l’asticella e provare sempre a trovare qualcosa di nuovo, qualcosa che rinnovi la tua vita e il tuo modo di essere come artista». In questa mediazione, Mughini «racconterà di me, parleremo insieme, sveleremo alcune cose, chiariremo delle altre. È straordinario come parlatore, è proprio piacevole ascoltarlo». Ma allo stesso tempo sul palco ci saranno il chitarrista Riccardo Bertuzzi e il pianista e tastierista Fabio Gangi, autori degli arrangiamenti inediti. «Adesso molti amano fare unplugged, senza la grande orchestra. Ecco no, io ho due straordinari musicisti che mi stanno vicino, che fanno anche i cori, però facciamo cose che hanno lo stesso impeto e la stessa fortuna di sonorità nonostante che siamo soltanto in tre. Così io svolazzo da una cosa all’altra, dal passato al presente occhieggiando al futuro, con cose diverse. Quando si ha un bel pezzo tra le mani, diceva Louis Armstrong, questo pezzo tu lo puoi rileggere in maniera diversa, ma renderà sempre. Anche soltanto con tre persone».
Alla vigilia dei suoi ottant’anni, Pavone non teme il passato né il futuro: «Mi sento ancora pienamente fanciulla. La mia fortuna è di avere dentro di me un’energia che è strana per una quasi ottantenne. E mi piace poter affrontare le cose che ho sempre amato o che mi sarebbe piaciuto fare nel passato e che non mi era stato permesso. Mi piace fare cose che fanno dire all’ascoltatore: “Non me lo sarei mai aspettato dalla Pavone questo brano!”. Le mie canzoni del successo degli anni Sessanta e Settanta non mi appartengono. Cioè, sono soltanto un’interprete pura di ciò che canto, ma non mi torna nulla. Allora scelgo quelle che sono fondamentali e le metto nel pacchetto, ma faccio dei giochi di prestigio: magari prima mi attardo con cose che sono totalmente diverse dal solito e poi arrivo a fare anche quelle. Perché le devi fare, devi essere grato a chi ti ha scritto delle canzoni che sono rimaste nella memoria di tutti. Ma, per esempio, le tante volte che sono andata a vedere Sinatra, lui faceva tante cose diverse e poi sì ci metteva le canzoni che tu ti aspettavi, perché sono quelle che han determinato il suo grande successo».
© Riproduzione Riservata