LA SENTENZA
Rubarono elettricità. Assolti
Coniugi allacciarono il contatore alla rete Enel, il giudice: danno tenue

Da una parte, una coppia di marocchini di Varese accusati di furto di energia elettrica.
Dall’altra, la Procura di Varese che, dopo averli mandati a processo, ne chiedeva la condanna. Indovinate chi ha vinto? I primi.
Già, perché i due imputati, marito di 34 anni e moglie di 30 anni, sono stati prosciolti - il primo in quanto «non punibile per particolare tenuità del fatto contestato», e la seconda «per non aver commesso il fatto» - dal Tribunale di Varese e, notizia di ieri, anche in appello.
A chiamare in causa i giudici della quarta Corte d’Appello di Milanoè stato il pm varesino Flavio Ricci che, col suo atto di impugnazione, aveva definito come «censurabile» la scelta di assolvere gli imputati per «l’erronea valutazione del compendio probatorio» e per «contraddittorietà delle motivazioni della sentenza».
Secondo il rappresentante della pubblica accusa, l’assoluzione stabilita in primo grado affondava su un’errata ricostruzione del fatto.
Nel senso che non è vero che non c’erano prove in grado di dimostrare che il capo famiglia fosse riuscito a impossessarsi dell’energia elettrica, sottraendola nello specifico all’Enel, dopo aver rotto il sigillo del quadro elettrico e aver allacciato abusivamente l’impianto di casa direttamente alla morsettiera della linea esterna.
A dirlo sono gli stessi tecnici Enel che, con l’impiego di strumentazione tecnica, hanno accertato come nell’allaccio abusivo vi fosse un effettivo passaggio di corrente.
Un allaccio per la sottrazione della corrente, a detta della Procura varesina, tutto fuorché rudimentale.
Basti segnalare la presenza di un doppio commutatore all’interno dell’appartamento.
Il primo giudice non si è fatto impressionare da questo carico di prove. Al contrario, in considerazione del fatto che l’ente erogatore «non ha subito nessun grave pregiudizio economico» - «dato che non si è nemmeno costituito parte civile e non ha quantificato la stima della corrente eventualmente sottratta» -, aveva riqualificato il fatto in tentato furto, applicando all’imputato il principio della non punibilità per particolare tenuità del fatto.
Considerazioni evidentemente condivise anche dalla Corte d’Appello che, a fronte del ricorso della Procura di Varese, ha scelto di confermare integralmente la sentenza di primo grado. Per conoscere le motivazioni bisognerà aspettare un mese.
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