IL GIALLO
Il padre di Stefania: «Rabbia contro questi sciacalli»
Indignazione per il raid nella villetta della strage familiare. Gli inquirenti: «Non sembra opera di ladri»
«Sono arrabbiato, stanotte sono venuti a rubare in casa e questo ci ha distrutto la vita. Oltre a quello che ci è successo, trovare anche degli sciacalli che vengono qui a fare queste gesta... c’è solo tanta rabbia»: è sgomento il padre di Stefania Pivetta. Ieri pomeriggio, mercoledì 11 maggio, davanti al cancello della villetta di via Torino, scrollava la testa come se cercasse di risvegliarsi da un incubo che dura da una settimana. Qualcuno, durante la notte, ha violato i sigilli dell’autorità giudiziaria, ha forzato la porta di ingresso ed è penetrato nella casa in cui il 4 maggio il genero Alessandro Maja ha ammazzato la figlia, la nipote Giulia e ridotto in fin di vita il primogenito Nicolò.
La famiglia pensa all’incursione di ladri ignominiosi, privi di un briciolo di morale, ma il procuratore capo di Busto Arsizio, Carlo Nocerino, ci va cauto: «Dovremo capire se siano stati dei balordi o una ragazzata macabra. Al momento non sembra si tratti di ladri». L’ipotesi più agghiacciante, che non può essere ancora esclusa, è che la scena del delitto possa essere stata promossa a set di video per dark web.
C’era anche Mirko Pivetta con i carabinieri che hanno ispezionato l’abitazione dei Maja. «Ora dobbiamo essere forti per Nicolò, dobbiamo pensare a lui». Il ragazzo è ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale di Varese, sedato. «Ci hanno consigliato di tener desta la sua attenzione, di stimolarlo. Lui ama la Formula 1, è appassionato della Ferrari. Gli abbiamo portato qualche modellino, gli ho raccontato che domenica Charles Leclerc ha vinto, anche se non è vero. Facciamo tutto il possibile, speriamo in un margine di miglioramento, non lo abbandoniamo un attimo», racconta con commozione e stanchezza. «Siamo stufi di ascoltare inesattezze, ne stanno dicendo di tutti i colori e non c’è nulla di vero. Non è vero che Stefania volesse separarsi, non è vero che mio cognato fosse aggressivo. Stiamo cercando anche noi delle risposte e non riusciamo a darcele, non capiamo. Vogliamo scoprire le motivazioni, le scopriranno gli inquirenti, aspettiamo solo quello. E comunque per un gesto del genere non c’è spiegazione».
È vero però che il geometra, sedicente architetto, da gennaio si era abbandonato a una deflessione dell’umore preoccupante. «Era depresso, aveva l’ossessione dei soldi, temeva di cadere in rovina, era un pensiero fisso. Ma se mai avessimo avuto un presagio di qualcosa del genere certo non saremmo rimasti a guardare. E mia sorella non sarebbe rimasta con lui, non avrebbe mai esposto i figli a un rischio così».
L’avvocato della famiglia Pivetta, Stefano Bettinelli, è altrettanto attonito. «Nessuno hai mai percepito il pericolo di una simile tragedia», conferma riflettendo sull’entità del fatto.
Alessandro Maja intanto è ancora ricoverato nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Monza. Gli avvocati Enrico Milani e Sabrina Lamera gli hanno fatto visita ancora martedì mattina e l’impressione che hanno avuto è che il cinquantasettenne non sia in grado, per il momento, di affrontare un confronto con il giudice. «È ancora sotto sedazione, attendiamo il momento in cui i medici ci diranno che è pronto per stare in carcere e per reggere l’interrogatorio», commentano.
I pubblici ministeri Martina Melita e Carlo Alberto Lafiandra non hanno ancora autorizzato il dissequestro delle salme di Stefania e Giulia ma appena saranno conclusi gli accertamenti medico-legali arriverà il nullaosta per il funerale.
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