LA TRAGEDIA DI SAMARATE
Maja era andato dallo psicoterapeuta
Lo specialista lo aveva indirizzato da uno psicologo, ma poi c’è stata la strage

Una settimana prima del massacro, Alessandro Maja si era rivolto a uno psicoterapeuta, il quale lo avrebbe indirizzato a uno psicologo.
Il cinquantasettenne era pronto ad affrontare la fisima della catastrofe economica che lo stava logorando, ma l’istinto di annientare tutta la famiglia è arrivato prima dell’appuntamento con lo specialista. Lo ha spiegato lui, ieri mattina, venerdì 13 maggio, a margine dell’interrogatorio davanti al gip Piera Bossi e al pubblico ministero Martina Melita. Nei giorni precedenti aveva garantito ai difensori che avrebbe spiegato le tappe della parabola che il 4 maggio lo ha portato a uccidere la moglie Stefania e la figlia Giulia (il primogenito Nicolò è ancora in prognosi riservata).
Ma alla fine il geometra che millantava una laurea in architettura ha dato una risposta che non colma il vuoto di chi vorrebbe capire.
IL RAPTUS
«Non so cosa mi sia successo, è stato un raptus. Mai avrei voluto che accadesse, non riesco a darmi spiegazioni. Ultimamente mi sentivo un fallito, avevo l’ansia di non poter più garantire lo stesso tenore di vita alla mia famiglia, mi chiedevo cosa ne sarebbe stato di loro se i problemi economici avessero preso il sopravvento. Quella però è stata una serata normale, ho lavato i piatti, i ragazzi sono saliti nelle loro camere, mia moglie si è addormentata sul divano», ha raccontato al giudice e al pubblico ministero.
«Da tempo non riuscivo più a prendere sonno, i miei continuavano a ripetermi di dormire e io non ce la facevo. Non so, ho camminato avanti e indietro per casa e poi (intorno alle 4 del mattino) il raptus». E ciò combacia con le preoccupazioni che assillavano Stefania, con la confidenza che la cinquantaseienne aveva scambiato con un’amica dodici ore prima della mattanza: «Domani chiedo al medico di dargli qualcosa per dormire».
INFORMAZIONI SULLA CASA
Il libero professionista ha chiesto informazioni sulla villetta di via Torino, sulle condizioni in cui versa, sulla fine che farà. La casa è stata violata nonostante i sigilli, ma nulla della famiglia a quanto pare è stato toccato. E poi ha domandato di Nicolò, tasto a dir poco dolente, difficile da affrontare sia per le implicazioni emotive che per quelle penali. Ad Alessandro Maja sono scese le lacrime e il gip ha deciso di sospendere l’interrogatorio per qualche minuto.
GLI AVVOCATI DI MAJA
«A questo punto si andrà verso una perizia psichiatrica», commentano gli avvocati Enrico Milani e Sabrina Lamera. «Nemmeno lui è in grado di comprendere il gesto. È molto provato, è stato un interrogatorio drammatico e lui è un uomo distrutto». Al momento Maja resterà piantonato in ospedale a Monza, in regime di custodia cautelare. Appena i medici del San Gerardo decideranno di dimetterlo il cinquantasettenne verrà trasferito in carcere.
GLI AVVOCATI DELLA FAMIGLIA
«Se una persona si sente schiacciata dai debiti, come è accaduto purtroppo spesso, si toglie la vita, non uccide tutta la famiglia. Riguardo la premeditazione, l’aggravante è appesa a un filo: se litighiamo e mi parte un colpo, non è un omicidio premeditato. In questo caso Maja avrà pensato prima di agire», osserva l’avvocato Stefano Bettinelli, difensore di parte civile nominato dalla famiglia Pivetta. «Vedremo cosa dirà l’eventuale perizia psichiatrica, ma francamente escludo che Alessandro Maja possa venire giudicato non imputabile», chiosa il legale.
I FUNERALI
Oggi, sabato 14 maggio, a partire dalle 14.30 nella chiesa di Samarate sarà recitato il rosario e a seguire sarà celebrato il funerale di Stefania Pivetta, la moglie, e di Giulia, la figlia sedicenne di Alessandro Maja.
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