LA SENTENZA
Ricatto hot al prete: assolto
Contro l’imputato solo le dichiarazioni del sacerdote ormai morto

Chi può dire che il sacerdote fosse davvero vittima di sextortion?
Nessuno, perché il prete è morto nel 2018 e le sue dichiarazioni non possono essere riscontrate secondo le disposizioni dalla corte europea dei diritti dell’uomo. Altre prove, rispetto a ciò che la vittima raccontò ai carabinieri di Gallarate non ne sono state raccolte. E così Vasiliu Nicusor, il rumeno accusato di estorsione a sfondo sessuale, aggravata dall’averla commessa ai danni di un ministro di culto, è stato assolto dal collegio giudicante presieduto da Rossella Ferrazzi perché il fatto non sussiste.
Accolta quindi la tesi difensiva dell’avvocato Stefania Gagni, motivazioni contestuali alla lettura del dispositivo.
Il vicario parrocchiale della frazione di Verghera pagò cari gli incontri con l’imputato che oggi ha trentanove anni: 70mila euro per la precisione, denaro che il ragazzo pretendeva in cambio del silenzio sui loro rapporti, documentati tra l’altro da video, le cui immagini erano inequivocabili.
I due si conobbero a Genova, vicino a un cinema, nel febbraio 2008: Fecero una breve chiacchierata e Vasiliu mise subito le cose in chiaro: «Mi prostituisco».
Tra loro nacque un’amicizia sempre più profonda, durata fino al 2009.
Il rumeno piangeva sempre miseria, si disperava per le difficoltà economiche in cui versava la sua famiglia. Il prete lo aiutò sempre, tanto da accompagnarlo addirittura in Romania per conoscere i poverissimi genitori. Il sacerdote - che oggi avrebbe avuto 81 anni - cominciò così a mantenerlo ma nel contempo sbocciò la relazione sessuale. Durante una vacanza in Liguria, i due decisero di filmare le loro performance tra le lenzuola con una videocamera del rumeno. Da lì in avanti l’imputato divenne una sanguisuga: ricatti sempre più pressanti, «dammi i soldi sennò mostro il filmato a tuo fratello, alle suore, al vicario».
Fino a settembre del 2009 il prelato non ebbe il coraggio di ribellarsi. L’ultima consegna di denaro avvenne vicino alla chiesa di Vergiate, dopo di che si rivolse a un amico carabiniere che organizzò un incontro-trappola con l’imputato che fu quindi costretto a cancellare il filmino. Fine dei taglieggiamenti? No.
Nel 2011 Vasiliu si presentò con un amico in un albergo di Alassio dove soggiornava il sacerdote e riuscì a sedurlo ancora una volta. Durante le effusioni nella stanza del don l’amico pavese spuntò all’improvviso annunciando «abbiamo ripreso tutto con una microcamera - dissero -. Devi darci 20mila euro sennò diffondiamo tutto».
Il sacerdote ormai non aveva più un centesimo, così si rivolse a un conoscente di vecchia data per avere un prestito. Dovette però dare spiegazioni sul quella necessità impellente e quindi svelò il suo incubo. Fu l’amico a trascinarlo in caserma a Gallarate e del caso si occupò personalmente l’attuale maggiore di Cagliari Michele Lastella (all’epoca capitano di largo Verrotti), ma la riservatezza del don non rese di fatto possibile raccogliere elementi probatori che andassero oltre le sue sole dichiarazioni.
E «in assenza di riscontri individualizzanti è necessario assolvere l’imputato», ha scritto il giudice nella sentenza.
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