TRIBUNALE
San Giorgio, Aloisio: appello bis
Fissata per gennaio l'udienza del processo per omicidio

È stato fissato per fil 21 gennaio il processo d’appello bis per due imputati accusati di aver concorso nell’omicidio di Cataldo Aloisio, il trentaquattrenne imprenditore edile originario di Cirò, il cui cadavere fu rinvenuto la mattina del 27 settembre del 2008 nei pressi del cimitero di San Giorgio su Legnano.
Il prossimo 21 gennaio, infatti, i giudici della seconda Corte d’Assise d’Appello di Milano dovranno esprimersi in ordine alle posizioni di Francesco Cicino e Vincenzo Farao. Assolti dalla Corte di Assise di Busto Arsizio nel novembre di tre anni fa, entrambi erano stati in seguito condannati all’ergastolo dalla prima Corte d’Assise d’Appello di Milano. Poi nel giugno scorso, le condanne sono state cancellate dai giudici della prima sezione della Corte di Cassazione.
Nel caso di Vincenzo Farao, cognato della vittima (sua sorella era sposata con Aloisio), la Suprema Corte ha invitato a «rivalutare le prove dichiarative», ascoltando di nuovo collaboratori di giustizia e testimoni rispetto alla sua presenza a Legnano il giorno dell’omicidio. Quanto invece a Cicino, descritto da sempre vicino alla famiglia di Carmelo Novella, con cui condivideva il paese di origine (Guardavalle), la Cassazione, pur non svalutando il fatto che le telecamere di un centro commerciale di Legnano lo hanno ripreso in compagnia di Cataldo Aloisio poco prima che quest’ultimo sparisse, è dell’avviso che devono essere vagliate con estrema cura «le ipotesi alternative in rapporto alla figura e al ruolo di Cicino».
Per il delitto Aloisio è nel frattempo diventata definitiva la sentenza della condanna all’ergastolo per Vincenzo Rispoli, boss del locale di ‘ndrangheta di Legnano e Lonate Pozzolo, diretta emanazione lombarda della cosca Cirò Marina in terra lombarda, nonché per Silvio Farao e Cataldo Marincola, reggenti del clan a Cirò. Sentenza alla mano, Rispoli sarebbe stato l’esecutore materiale dell’omicidio, mentre gli altri due sarebbe stati i mandanti.
A seguire il teorema accusatorio del pm dell’Antimafia di Milano, a incastrare Rispoli e gli altri due boss sono state le dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia eccellenti. Tra queste anche quelle dell’ex braccio destro di Rispoli (e ora collaboratore di giustizia) Emanuele De Castro.
Quanto al movente, Cataldo Aloisio sarebbe stato assassinato perché era diventato un “pericolo” per gli interessi ella cosca. La coppia Farao-Marincola rimproverava ad Aloisio di aver manifestato forti propositi di vendetta verso chi aveva decretato l’assassinio dello zio Vincenzo Pirillo, che prima della sua morte fungeva da reggente della ‘ndrina di Cirò Marina in nome e per conto dei boss detenuti; nonché di avere rapporti con esponenti delle forze dell’ordine. A questo proposito, nel maggio del 2008 Aloisio incontrò a Malpensa un maggiore del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Crotone.
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