L’ARTISTA
Rinascono a San Vittore le statue del Duomo
Lo scultore Nicola Gagliardi ha realizzato oltre 150 copie di santi e profeti posizionati nelle guglie della cattedrale. Un libro raccoglie un lavoro iniziato da quasi 35 anni

«Copiare una scultura, un fregio, un capitello, non significa semplicemente replicarli. Copiarli significa restituire loro l’anima, quel soffio di vita che provoca emozioni in chi le osserva». Queste le parole del maestro Nicola Gagliardi, scultore di San Vittore Olona, impegnato da 34 anni nella Veneranda Fabbrica del Duomo, per la quale ha riprodotto oltre 150 manufatti, tra statue, doccioni, capitelli e fiocchi. A lui e al suo preciso, attento e paziente lavoro, condotto con l’umiltà che un artista deve avere per non anteporre il proprio sentimento scultoreo a quello dell’autore dell’opera originale, è stato dedicato il prestigioso volume Scolpire il cielo (edizioni Et), con testi di personalità come Gianantonio Borgonovo, Alberto Artioli, Pierluigi Lia, Giulia Benati, Maddalena Peschiera e Camilla M. Anselmi. Ospite della Libreria La Nuova Terra in una serata moderata dal giornalista Saverio Clementi, Gagliardi ha spiegato il motivo per cui, nel corso degli anni, il Duomo di Milano non abbia potuto fare a meno degli artisti deputati alla duplicazione del suo ricco e complesso apparato decorativo: «Il marmo utilizzato per il Duomo 630 anni fa, che è poi lo stesso impiegato oggi per la duplicazione delle statue con il proposito di mantenersi fedeli all’originale, è quello delle cave di Candoglia (situate in Val d’Ossola), tanto bello quanto delicato». Non solo: poiché il suo legante primario è il carbonato di calcio, questo marmo ha una superficie macrogranulosa che assorbe tutti gli agenti inquinanti, rendendo il materiale ancora più fragile, come ha spiegato Gagliardi, indicando nelle piogge acide le peggiori nemiche di questo marmo bianco rosato.
Il maestro parla con cognizione di causa, non solo per via delle accurate ricerche che ha compiuto, ma anche per il fatto che nel suo studio di San Vittore Olona le statue del Duomo giungono in condizioni davvero precarie, per non dire disperate: per via del processo di sgocciolamento, il degrado parte sempre dal basso e si spinge verso l’alto, così che i primi a deteriorarsi sono i piedistalli. Quello che il maestro compie è dunque un prezioso lavoro che permette di custodire e tramandare non solo il significato artistico dell’edificio, ma anche quello religioso di cui la cattedrale milanese è portatrice.
Il volume presentato l’altra sera si compone di 150 schede che descrivono e illustrano l’opera certosina condotta da Gagliardi dal 1984 ad oggi: le statue che lui riproduce tornano così a svettare nel cielo di Lombardia che, come diceva il Manzoni, è “così bello quand’è bello”. E la cattedrale, con le sue 135 guglie, va a toccare il cielo, sancendo una sorta di legame fra questo e la terra.
La serata ha offerto a Gagliardi anche spunti per raccontare qualche aneddoto, come quello della nascita della Fabbrica del Duomo, il 13 ottobre 1837, alla presenza di tutti i notabili del tempo, eccezion fatta per Gian Galeazzo Visconti, che quel giorno si trovava a Pavia, e dell’allora arcivescovo di Milano, Antonio da Saluzzo, che non aveva potuto presenziare perché impegnato, non si sa per quale motivo, proprio a Legnano.
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