OMICIDI IN CORSIA
Cazzaniga, c‘è un altro caso
Romano Venturi morì nel dicembre del 2010: fu omicidio?

Non è ancora stata fissata l’udienza d’appello ma per Leonardo Cazzaniga - ex viceprimario del pronto soccorso condannato all’ergastolo per dodici omicidi - la conta dei morti non è ancora terminata.
In tribunale pende ancora il caso di Romano Venturi, sessantaduenne deceduto all’ospedale di Saronno il 27 dicembre 2010 in circostanze del tutto imprevedibili e comunque successive alla visita e alle prime cure di Cazzaniga.
Di questo almeno sono convinti i parenti dell’imprenditore sessantaduenne che, assistiti dall’avvocato Giovanna Menichino, hanno presentato l’istanza di opposizione all’archiviazione del fascicolo. Il gip Piera Bossi ha accolto la richiesta, l’udienza è fissata a febbraio.
Anche a Venturi Cazzaniga applicò il suo controverso protocollo?
L’anamnesi del paziente non pareva evidenziare un fragilità fisica così marcata né il giorno in cui si recò in ospedale si trovava in condizioni allarmanti.
«Cosa faccio, mi porto il pigiama? Ma no, tanto mi rimandano a casa», disse alla moglie nel tardo pomeriggio di quella domenica. Aveva trascorso la giornata con gli amici senza alcun disturbo ma intorno all’ora di cena il respiro si era fatto affannoso, difficoltoso. E visto che l’anno precedente era stato sottoposto a intervento per un tumore al polmone, lo scrupolo di chiedere una rassicurazione al medico gli venne. Così si mise al volante, accompagnato da moglie e figlia, e si recò all’Unità operativa di emergenza per un controllo.
«Dite che mi tengono qua?», domandò prima di sparire dietro le porte scorrevoli del reparto. Quella fu l’ultima volta in cui le persone a lui care lo videro vivo, quelle furono le sue ultime parole.
All’1.46 venne ricoverato, il decesso risale alle 2.38. Nella cartella clinica venne segnata, alle 2.18, la somministrazione di cinque fiale di morfina. Sei minuti più tardi il respiro divenne agonico (fenomeno che in medicina è chiamato gasping), alle 2.38 venne registrata un’iniezione di ipnovel (farmaco ipno inducente il cui principio attivo è il midazolam, di cui Cazzaniga ha sempre fatto largo uso) praticata nella succlavia, il vaso sanguigno sottostante la clavicola.
Questione di nanosecondi e il polso centrale e periferico non c’erano più. Il sessantaduenne chiuse gli occhi per sempre.
Il caso di Romano Venturi venne sottoposto alla Procura dall’avvocato Menichino, il procuratore capo Gianluigi Fontana ne chiese l’archiviazione per una questione di orari che non collimerebbero in direzione di una responsabilità di Cazzaniga ma i sovradosaggi di morfina e midazolam erano la prassi acclarata dalla corte d’assise presieduta dal giudice Renata Peragallo, quindi il sospetto è lecito e merita una verifica.
Laura Taroni, l’infermiera nonché ex compagna del medico condannata a trent’anni con rito abbreviato, dovrà affrontare un giudizio d’appello bis, lo ha deciso la Cassazione nelle scorse settimane per via di tredici pagine mancanti nella sentenza precedente.
Il fascicolo è approdato alla Seconda sezione dell’assise di cui lo stesso giudice Peragallo è diventato nel frattempo presidente. Ovviamente ha dovuto astenersi: il processo si celebrerà il 12 novembre innanzi alla corte presieduta da Benedetta De Risi con il giudice Maria Greca Zoncu a latere.
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