LA CRISI
Bossi: altri quattro a casa
I guai di Grancasa costano caro ai dipendenti più giovani del centro commerciale

Altre quattro lettere di licenziamento dopo le sette dei giorni scorsi: si allarga la serie di licenziamenti al centro commerciale più storico della zona (e fra i primi in Italia), cioè il “Bossi” che con i suoi capannoni si estende nell’area fra Saronno e Gerenzano, fra viale Lazzaroni e via Clerici.
In zona, i grandi magazzini Bossi li conoscono davvero tutti ma il declino era iniziato già da qualche tempo.
Il termometro della crisi?
Il parcheggio una volta sempre strapieno di auto e ora spesso semivuoto.
Negli anni scorsi l’azienda era stata ceduta dai fondatori al gruppo Grancasa, ai tempi in grande espansione. Grancasa è in crisi da qualche ano, ma finora i tagli avevano solo in parte toccato il plesso di Saronno-Gerenzano.
Sì, c’era stato un periodo di contratti di solidarietà, ma non si era arrivati ai licenziamenti. Quelli sono giunti in questi giorni, dopo il mancato accordo tra azienda e sindacati al Ministero del lavoro.
Durante la settimana sono state recapitate le prime sette lettere di licenziamento (a seguito della cessione di alcuni rami d’azienda, i dipendenti sono scesi da un centinaio a una sessantina), ieri, domenica 7 luglio, la notizia che altri quattro dipendenti sono stati lasciati a casa.
«In generale, è stata spedita ai dipendenti con minore anzianità aziendale - fa presente Livio Muratore, il sindacalista della Filcams che sta seguendo il caso -. Non è un mistero che ci siano problemi economici, ma noi avevamo chiesto di seguire una strada differente ovvero di accompagnare alla pensione, anche con eventuali buonuscite, proprio i dipendenti da più lunga data. D’altra parte, sono anche i dipendenti che all’azienda costano di più e quindi questo avrebbe automaticamente portato dei benefici nei conti».
Molti degli addetti che hanno ricevuto la lettera di licenziamento sono adesso in grande difficoltà.
«C’è chi stava mettendo su casa, in generale si tratta di ragazzi che fanno parte dello staff del Bossi da oltre dieci anni, per i quali si annunciano adesso grandi difficoltà a reperire delle alternative».
Il sindacato ha messo a disposizione gratuitamente il proprio studio legale per consentire, a chi lo vorrà, di impugnare il licenziamento di fronte al giudice del lavoro.
Il fondatore di Bossi, quando nel Basso Varesotto ancora non esisteva alcun centro commerciale, era stato l’imprenditore locale Rodolfo Bossi (scomparso nel 2013), che poi aveva per moltissimi anni diretto in prima persona la struttura, attirando clienti non solo da buona parte della Lombardia ma anche dalla vicina Svizzera.
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