TRIBUNALE
Saronno, sei anni all’ex giornalista
Sentenza di primo grado: ora è in comunità

Il materiale pedopornografico c’era. E non è stato smontato l’incoraggiamento a prostituirsi che il cinquantenne Luca Banfi dava ai ragazzini che frequentavano casa sua. Ieri il collegio presieduto dal giudice Rossella Ferrazzi (a latere Daniela Frattini e Marco Montanari) lo ha condannato a sei anni e quindici giorni di reclusione. Per alcuni dei fatti contestati il tribunale ha dichiarato il ne bis in idem (divieto di doppio giudizio), per altri l’assoluzione perché il fatto non sussiste e così dalla richiesta del pubblico ministero Giovanni Tarzia di otto anni e due mesi di reclusione il conto è sceso di un anno dieci mesi e due settimane. Con grande soddisfazione dell’avvocato Vincenzo Cotroneo perché una buona parte della sua linea difensiva e delle sue valutazioni giuridiche è stata accolta dal collegio. Banfi - che ora è ai domiciliari in una comunità terapeutica - era ed è molto conosciuto in città, sia per la sua attività di giornalista (nel 2014 aveva fondato Saronno Tv), che per il negozio di abbigliamento molto trendy, diventato un punto di riferimento e di ritrovo per un vasto bacino di adolescenti. Lo diventò, con il passare del tempo, anche l’appartamento in cui viveva: in quella casa i ragazzi andavano anche in sua assenza, in casa organizzavano tornei di play station e fumavano marijuana, che lui vendeva o - stando alle prime fasi dell’inchiesta - cedeva gratis in cambio di effusioni. Fu seguendo la scia della cannabis che i carabinieri individuarono il filone delle molestie sessuali su minori (da cui è stato assolto). Nel 2018 il commerciante venne arrestato in seguito a un blitz che consentì agli investigatori di sequestrargli otto chili di marijuana. Durante la perquisizione i militari trovarono fotografie di teneri virgulti e il pubblico ministero Nadia Calcaterra - che conduceva l’inchiesta per droga - trasmise gli atti alla distrettuale di Milano competente in materia.
Vennero ascoltati i minori - tra i quattordici e i diciotto anni da compiere - e a quanto pare confermarono l’esistenza di un rapporto particolare con il cinquantenne. In aula però le testimonianze dei giovani hanno ridimensionato la portata delle accuse. È sulla natura goliardica e intima dell’amicizia che legava Banfi ai giovani amici che l’avvocato ha fatto leva per spiegare l’assenza di costrizione, di lascivia o di ricatto nei suoi atteggiamenti.
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