VITA SALVATA
«S’è distratta un attimo e l’ho afferrata»: il racconto del salvataggio
Gallarate: il poliziotto spiega come ha salvato la ragazza che si voleva buttare dal sesto piano

Per venti interminabili minuti ha continuato a parlare con lei, chiedendole di sé, della sua famiglia, del suo cane che gironzolava spaventato per la stanza, delle ragioni che l’avevano spinta lì, seduta sul davanzale della finestra della sua camera da letto, al sesto piano di un condominio di Gallarate, con le gambe a penzoloni nel vuoto. Alla fine, approfittando di un suo attimo di distrazione, l’ha afferrata e l’ha trascinata dentro con tutte le forze che aveva, rischiando a sua volta di perdere l’equilibrio e di precipitare giù con lei. Ora che tutto è andato bene, il sovrintendente Leonardo Coppola, 50 anni di cui 32 passati con addosso la divisa della Polizia di Stato, può tirare un sospiro di sollievo. Da quando ha preso servizio alla Squadra Volante del Commissariato di Gallarate, nel 1998, di vicende umane ne ha viste e vissute parecchie, quasi ogni giorno, come capita solo a chi fa questo mestiere, ma quella dell’altra mattina resterà indelebile. «Quando siamo arrivati sul posto - racconta - c’era solo un’ambulanza parcheggiata davanti al palazzo: alzando lo sguardo, si vedeva una ragazza con le gambe nel vuoto, che si protendeva in avanti, minacciando di lanciarsi. Io e il collega siamo subito corsi su, raggiungendo l’appartamento: siamo riusciti ad aprire la porta ma lei ci ha intimato di andarcene, altrimenti si sarebbe buttata».
La mediazione
A questo punto è iniziato il delicatissimo lavoro di mediazione. In questi casi, un gesto o una parola di troppo possono disegnare il confine tra il lieto fine e la tragedia. «Ho iniziato a parlarle - prosegue Coppola - e ha acconsentito a lasciarmi entrare nella stanza, mentre il collega è rimasto dietro il muro, pronto a intervenire in caso di necessità». Di che cosa si parla in quei momenti? «Le ho chiesto di lei e del perché volesse farla finita - continua il poliziotto -. Mi ha parlato dei problemi che la affliggevano, delle sue difficoltà, del fatto che non dormiva da cinque giorni e aveva assunto parecchio Rivotril». Quest’ultimo è un farmaco, una benzodiazepina, che può provocare sonnolenza: «Anche questo aspetto mi ha fatto capire che la situazione poteva degenerare molto rapidamente. Lei continuava a stare con le gambe nel vuoto, sporgendosi con il busto in avanti. Era molto provata». Mezzo passo alla volta, il poliziotto le si è avvicinato sempre di più riuscendo a conquistare la sua fiducia, nonostante ogni tanto lei gli imponesse di stare lontano. «Quando le ho offerto una sigaretta e lei ha accettato - racconta ancora il sovrintendente - ho potuto avvicinarmi ancora di più, anche se insisteva nel dire che si sarebbe lanciata». A questo punto, la svolta, questione di pochi secondi. «Approfittando di un suo momento di distrazione - conclude il poliziotto - l’ho afferrata e, mentre la trascinavo dentro, ho chiamato i colleghi che erano appostati dietro il muro: sono corsi subito». Nonostante la resistenza della giovane, aggrappatasi con le mani agli stipiti della finestra, «siamo riusciti ad adagiarla sul letto per poi affidarla alle cure dei sanitari, che l’hanno portata in ospedale».
Lavoro di squadra
Presente sul posto anche il dirigente del Commissariato di Gallarate, il vicequestore aggiunto Luigi Marsico, entrato nella stanza proprio negli istanti finali del salvataggio: «L'intervento effettuato dal sovrintendente Coppola e dai colleghi - spiega il dirigente - che hanno contribuito al salvataggio della giovane ragazza, oltre a dimostrarne la professionalità e la preparazione, anche in situazioni critiche, manifesta l’umanità e la costante presenza della Polizia di Stato, al servizio quotidiano dei cittadini». Così, dalla gestione della telefonata arrivata alla Questura di Varese fino al tempestivo intervento dei soccorsi - tra sanitari, vigili del fuoco e due pattuglie della Volante -, passando per la decisiva opera di mediazione del sovrintendente Coppola, in fondo a questa vicenda è stato scritto il lieto fine. Con la speranza che ora la ragazza possa ritrovare al più presto la sua serenità.
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