IL FENOMENO
Giovani e azzardo: il gioco si fa duro
Indagine sugli studenti delle superiori: 3 su 4 hanno scommesso nell’ultimo anno

Il gioco d’azzardo affascina anche i minorenni. Lo conferma un’indagine condotta nel mondo della scuola.
A fine giugno, infatti, si è concluso il Progetto “Azzardo BUGIArdo”, finanziato da Regione Lombardia con responsabile scientifico l’Associazione And (Azzardo e nuove dipendenze coordinato) e coordinato da Daniela Capitanucci.
Tra le azioni svolte nei 12 mesi del progetto è stata condotta anche un’ampia ricerca sulle abitudini al gioco d’azzardo tra gli studenti di tre scuole superiori del territorio, l’Istituto di istruzione superiore “Carlo Alberto Dalla Chiesa” di Sesto Calende, l’Isis Ponti di Gallarate e l’Enaip di Varese, in collaborazione con il Dipartimento Neurofarba (Neuroscienze, psicologia, area del farmaco e salute del bambino) dell’Università di Firenze e il Chuv-Cje (Centro ospedaliero universitario Vodese - Centro del gioco eccessivo di Losanna).
Si è trattato di due ricerche parallele che hanno coinvolto complessivamente un centinaio di classi, quasi 2000 studenti tra i 14 e 19 anni. Allarmanti gli esiti della ricerca: tra il 66% e il 75% dei ragazzi ha praticato almeno un gioco d’azzardo nell’ultimo anno e, tra questi, 2 su 3 sono minorenni, 1 su 3 ha almeno 16 anni.
Per giocare d’azzardo i ragazzi usano i risparmi, ma non è raro che siano proprio i genitori a dare loro i soldi che poi finiscono nel gioco. Sono in molti a giocare nei bar e nelle tabaccherie (anche sotto i 16 anni).
I minorenni che acquistano i “Gratta e vinci” sono il 29%; chi scommette a soldi tra amici il 28%, le scommesse sportive in punti vendita autorizzati il 17%, praticano giochi di carte a soldi il 10%.
Ma gli studenti giocano anche agli apparecchi slot in modo non trascurabile, il 7%; nei bar il 4% e nelle sale dedicate il 3%.
La ricerca ha verificato che il tasso di gioco problematico è alto soprattutto tra i minorenni e nel campione totale, a prescindere dalla frequenza del gioco, con domande su alcuni comportamenti civetta, che non hanno quindi un valore diagnostico ma solo indicativo, è stato rilevato un probabile disturbo da gioco d’azzardo almeno nell’1,2% dei maschi e nello 0,76% delle femmine.
Daniela Capitanucci sottolinea che «le rilevazioni hanno confermato quanto già emerso da altre ricerche: anche i ragazzi giocano d’azzardo, persino i minorenni sono già molto implicati in questa attività a loro vietata». «Cominciano presto - aggiunge - spesso con coetanei minorenni, non raramente anche con famigliari adulti. Questo è un segno evidente dell’effetto “normalizzazione” al quale l’industria, e non solo, ha lavorato negli ultimi 15 anni, determinando l’assimilazione di questo fenomeno come “normale” e “accettato” nella nostra cultura, al punto che sono gli stessi genitori o nonni a condividere l’attività di gioco d’azzardo con i loro figli e nipoti. pevolezza dei rischi”.
La ricerca
ha coinvolto
i ragazzi dell’istituto superiore di Sesto Calende
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