L’INTERVISTA
Sindaco e judoka, Ghiringhelli si racconta
«Sveglia alle 5, allenamento e poi in municipio e in azienda»
Medaglia di bronzo ai Campionati mondiali di judo veterani per Franco Ghiringhelli. Un terzo posto guadagnato ai primi novembre a Parigi che ha il peso della trentesima medaglia in carriera, tra Europei e Mondiali, per il sindaco-judoka di Oggiona con Santo Stefano. Sindaco che ha cominciato ad indossare la fascia tricolore nel 2021, mentre è da quando aveva dieci anni che porta la cintura del judo. Una squalifica di tanti anni fa gli ha lasciato dentro la voglia di farsi valere ancora adesso che si prepara alla pensione. «Anche le sconfitte insegnano», assicura. «Dopo la protesi all’anca avrei avuto tutti i motivi per smettere, ma non ho nessuna intenzione di scappare».
Sindaco e atleta, come fa a fare tutto?
«La mattina mi alzo alle cinque e un quarto e alle sei vado in palestra. Con l’età si dorme meno… Sono stato fermo un anno e mezzo per l’anca ed ero aumentato di peso. Dovevo perdere otto chili e a tre settimane dalla gara ero ancora fuori peso. Allora la nutrizionista mi ha chiesto cosa sarebbe successo se non fossi riuscito a raggiungere l’obiettivo e io ho risposto: “Non succede”. Ecco, quando hai un obiettivo le cose si fanno. Ho iniziato a praticare il judo a dieci anni: prima nuotavo perché mia madre riteneva che fosse importante ma a dieci anni dovetti smettere perché o si passava all’agonismo o si smetteva. Mia madre aveva letto che il judo era lo sport che permetteva di muovere più muscoli in modo simmetrico e così cominciai. Fino ai 14 ho perso tutti gli incontri ma mi piaceva talmente tanto che mi allenavo il triplo degli altri. Quando sono diventato sindaco pensavo sarebbe stato più facile conciliare le cose, ho dovuto cambiare ma ho cercato di non stravolgere la mia vita. Alle 7.30 vado in municipio fino alle 9.30, poi vado in azienda e alle 17.30 torno in Comune, dove resto ad oltranza. Un giorno alla settimana vado a Pavia. Mi sono riorganizzato e bisogna avere una squadra: devo dire che le due donne della giunta, senza nulla togliere agli uomini, hanno un’energia e un dinamismo fantastici».
Quando si allena?
«Vado in palestra alle 6. Mi alleno fino alle 6.45 e poi vado in municipio. La sera cerco di andare ad allenarmi tre volte a settimana, se non ci sono impegni in municipio anche quattro o cinque. Però cerco di ritagliarmi un’oretta per pranzare a casa».
Pù difficile fare politica o una gara di judo?
«Quando sono diventato sindaco non avevo alcuna esperienza politica, il primo consiglio comunale a cui ho assistito è quello durante il quale sono stato nominato. All’inizio ho fatto fatica, ma adesso direi che è più difficile una gara. Una competizione è sempre un’incognita, in consiglio comunale le minoranze possono fare agguati ma, più o meno, puoi immaginare cosa aspettarti. Mi dà fastidio quando vengono dette cose non vere, ma non avere i social è la mia fortuna».
Il judo l’aiuta a fare il sindaco?
«Aiuta a mantenere la calma e a non farmi trascinare nella bagarre di chi strilla di più».
Lascerà prima la fascia tricolore o la cintura di judo?
«La cintura non si abbandona mai. Il prossimo anno vorrei andare in pensione e magari avrò la fortuna di insegnare. Avevo detto a mia moglie che avrei smesso a 30 anni…».
Invece gareggia ancora. Sua moglie?
«A 30 anni effettivamente ho smesso per qualche mese, ma quando c’era qualche gara giravo per casa come Belfagor. Mi ha detto che era più stressante avermi a casa così che lontano per le competizioni… Ho sempre detto che a mia moglie manca solo l’aureola: è una santa».
In più c’è il tempo dedicato al Comune…
«Forse sta più male lei di me quando ricevo alcuni attacchi. Io provo a farmi scivolare le cose addosso. Il judo insegna la ricerca di fare sempre meglio. Certo, si possono sempre commettere errori, ma cerco di fare il mio meglio. Cerco di farmi scivolare addosso le cose finché non si passano alcuni limiti: per alcune vignette ho fatto causa. Nelle gare di judo c’è il rispetto assoluto del fair play, delle regole e dell’avversario. L’obiettivo in gara è superarsi e dimostrare di essere più preparati, non demolire l’avversario. In politica a volte sembra che l’obiettivo sia far inciampare l’amministrazione, ma non è così che si fa il bene del paese».
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