L’INCHIESTA
Società “spolpata”, scattano le manette
Indagine della Finanza di Verbania con perquisizioni anche in provincia di Varese. Arresti per bancarotta fraudolenta. Indagato anche un avvocato
Questa mattina, venerdì 5 dicembre, militari del Comando provinciale della Guardia di finanza del Verbano-Cusio-Ossola, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Verbania e con la collaborazione degli agenti della Polizia di Stato, a conclusione di indagini svolte anche nelle province di Varese, Milano, Brescia, e Como, stanno dando esecuzione a quattro misure cautelari in carcere, una di arresti domiciliari e una di obbligo dimora, per reati di bancarotta fraudolenta.
Le fiamme gialle hanno scoperto i sei indagati, spacciandosi per professionisti del risanamento finanziario, attraverso operazioni che partivano dalla pubblicizzazione, attraverso siti web ben strutturati, di attività di consulenza legale volte a rimettere in sesto aziende in difficoltà, agivano in frode per “spolpare” di tutti i beni merce, beni strumentali e liquidità giacenti sui conti correnti di una società di capitali in difficoltà operante nel Verbano.
In particolare, sulla base di quanto ricostruito dai finanzieri, a seguito della cessione di tale società nel corso del 2023, sono subentrati nuovi pseudo-imprenditori (amministratori di diritto e di fatto) che, attraverso l’utilizzo di diverse società nazionali ed estere, hanno causato uscite finanziarie per 100.000 euro con fatture per operazioni inesistenti aventi per oggetto false consulenze amministrative e mancati introiti per 120.000 euro.
Ma ciò che più emerge dagli accertamenti della Guardia di Finanza - secondo quanto ricostruito appunto nelle indagini - è il completo svuotamento dello stabilimento produttivo di Verbania, da cui beni merce e macchinari aziendali sono stati illegalmente trasferiti e occultati dai protagonisti della frode in capannoni industriali situati nelle province di Milano, Brescia e Como, nonché in parte venduti in Repubblica Ceca.
Tutti i proventi ottenuti dalla vendita dei prodotti così distratti non sono transitati sui conti bancari della società, ma sono risultati invece destinati a rapporti bancari esteri riconducibili agli indagati.
L’attività investigativa della GdF Finanza di Verbania aveva già permesso, a tutela dei creditori di segnalare tempestivamente al pubblico ministero il grave stato di insolvenza societaria e questo che ha portato l’autorità giudiziaria a formulare istanza alla sezione fallimentare del Tribunale di Verbania, la quale, mese novembre del 2024, aveva di conseguenza posto in liquidazione giudiziale la società di capitali.
Un rilevante apporto alle indagini è stato dato dai finanzieri con qualifica Cfda. (Computer forensics e data analysis), specialisti che eseguono appunto rilevamenti tecnici su dati informatici per recuperare, analizzare e documentare prove digitali. Il loro intervento ha contribuito anche ad individuare, attraverso continue attività di appostamento, i luoghi di stoccaggio della merce ben occultati ed intestati a prestanome, identificare i responsabili, ricostruire le condotte criminose e i flussi finanziari. Ciò ha portato, su mandato della Procura della Repubblica di Verbania, ad eseguire mirate perquisizioni nelle province di Varese, Milano, Brescia e Como che hanno permesso il rinvenimento e sequestro di beni strumentali e di 30.000 prodotti casalinghi per un valore di 2,3 milioni.
Tra gli indagati anche un avvocato (non destinatario di misura restrittiva personale) con studio legale in Piemonte e Lombardia che, in nome e per conto di uno dei principali indagati, ha assunto un ruolo attivo nel passaggio di proprietà della società.
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