ROMA
Soldi, 'su vittima stupro a Avanti Popolo serviva più cautela'
(ANSA) - ROMA, 10 NOV - "Il dibattito aperto e il confronto
con i cittadini utenti sono la linfa che alimenta, in ogni
Paese, la salute dei media di servizio pubblico". Lo scrive la
presidente Rai, Marinella Soldi, nella lettera di risposta alla
missiva firmata da alcune centinaia di scrittori, giornalisti e
attivisti e indirizzata ai vertici della Rai, e per conoscenza
all'Agcom e all'Ordine dei giornalisti, nella quale si accusava
la conduttrice Nunzia De Girolamo di spettacolarizzazione e di
fare "pornografia del dolore" nell'intervista alla vittima dello
stupro di Palermo, andata in onda il 31 ottobre.
"È noto che le scelte editoriali non attengono al ruolo di
Presidente, ma ci sono casi in cui una riflessione è opportuna,
perché riguarda i valori e il ruolo del servizio pubblico -
sottolinea Soldi -. La violenza di genere è una piaga della
nostra società, un argomento sensibile che i media devono
trattare con particolare accortezza e professionalità,
nell'intento di promuovere una cultura del rispetto e
contribuire ad una riduzione del fenomeno".
"La trasmissione Avanti popolo è un prodotto di infotainment,
che si rivolge a una platea popolare e che guarda anche al mondo
social. Il 31 ottobre ha scelto di ospitare la giovane, seppur
maggiorenne, vittima dello stupro di gruppo di Palermo - afferma
ancora la presidente Rai -. La puntata, come reso noto, è stata
preparata a lungo, coinvolgendo anche una psicologa, ed è stata
realizzata con passione dalla redazione e dalla conduttrice.
Nell'insieme dell'offerta Rai gli spazi in cui si parla di
violenza di genere sono numerosi e diversificati: spazi di
informazione, ma anche di intrattenimento e fiction. Registri
diversi che devono però avere al centro il rispetto, sia delle
vittime, sia del pubblico".
"La puntata di Avanti popolo presenta aspetti controversi:
policy e Contratto di Servizio indicano una maggiore cautela su
temi così delicati - conclude -. È pur vero che la tv oggi si
muove in un contesto più che mai sfaccettato, in cui i social
media rompono vecchi equilibri di comunicazione e
rappresentazione. Al di là della singola scelta editoriale,
abbiamo bisogno di un dibattito nuovo e ampio per servire la
causa delle donne e del servizio pubblico". (ANSA).
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