L’ALLARME
«Spari vicino alle case»
Proteste dei residenti per l’attività dei cacciatori. «È normale?». La replica

Non sono stati soltanto i botti di Capodanno ad aver fatto sobbalzare le persone sulle sedie; altre esplosioni non sono piaciute per niente in questi giorni fra il nuovo e il vecchio anno. Si tratta degli spari dei fucili da caccia, uditi nei giorni scorsi fra Luvinate, Comerio e soprattutto Cocquio Trevisago. Qui, specialmente nella zona bassa del paese, a salire verso Caldana, diversi cittadini si sono preoccupati per la presunta eccessiva vicinanza dei cacciatori e dei cani all’abitato.
In particolare c’è stata una segnalazione nella zona di San Bartolomeo e quindi nei pressi di via Campo dei Fiori, strada Brughiera e contrada Intelo: «Ho visto – racconta una residente – un gruppo di cacciatori vicino alle case e nei pressi delle strade. Davvero possono svolgere la loro attività, così vicina a dove abitano o passano le persone? Ho visto anche un gruppetto di cani inseguire un cervo, sempre non lontano dalla zona urbanizzata. Ormai, quando vado a passeggiare col cane, specialmente la mattina, in questo periodo succede spesso. Davvero è tutto a posto così?».
Di certo lo scoppio di uno sparo è talmente fragoroso che all’udito di un non esperto di caccia, potrebbe sembrare a pochissima distanza. E probabilmente, nel caso specifico, i cacciatori si stavano semplicemente avvicinando alla zona boschiva dove, poi, avrebbero eventualmente esplosi i colpi.
Ad ogni modo il caso specifico è ormai impossibile appurarlo. La cosa certa è che, come spiega Tiziano Rusconi, membro del comitato della Federcaccia provinciale, «la nostra categoria ha delle regole e delle distanze ben definite su dove e quando sparare e su cui siamo fortemente vigilati».
Giusto così, soprattutto quando di mezzo ci sono le armi da sparo e la vita delle persone: «Non nego – aggiunge – che purtroppo ci possa essere qualcuno che spara più vicino del dovuto. Non è corretto ma, è come chi viaggia in automobile e passa col rosso. Leggi ci sono e sono molto severe, il problema sono le poche persone che, talvolta, non le seguono».
Ad ogni modo, anche se si odono degli spari in lontananza e si è nei pressi per una passeggiata, servirebbe un gesto veramente incosciente del cacciatore per creare un incidente nei confronti di un passante: «Sparando a pallini – dice ancora Rusconi – al massimo si raggiungono i 70-80 metri di distanza e se, eventualmente si viene colpiti, si possono avere soltanto delle scottature alla pelle oppure, si possono subire più danni se si ha la sfortuna di essere colpiti a un occhio. Quando invece si spara con fucili di grosso calibro, utilizzati per la caccia al cinghiale e al cervo, può essere più pericoloso perché arrivano anche a un chilometro».
«La regola aurea - agginge - da seguire in questi casi, è quindi di sparare con una traiettoria verso il basso, cosicché lo sparo riesca ad arrivare a un massimo di 100 metri di distanza, senza rimbalzare. Sono tecniche e norme che si dicono e si ripetono, giustamente, più volte durante i corsi di abilitazione».
Una protesta analoga era stata sollevata un anno fa a Gerenzano.
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