DELITTO DI ORNAVASSO
Sparò e uccise il figlio, giudizio immediato per Edoardo Borghini
Il 10 ottobre dovrà presentarsi a Novara davanti alla Corte d’assise. La difesa: «Mai animato dall’intento di ucciderlo»

È stato disposto con giudizio immediato in Corte d’assise a Novara il processo nei confronti di Edoardo Borghini, 64 anni, che il 19 gennaio scorso sparò con il suo fucile e uccise il figlio 34enne, Nicolò Borghini, al culmine di una violenta lite nella villetta di Ornavasso dove vivevano insieme alla madre e a una zia. Lo ha stabilito il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Verbania, Rosa Maria Fornelli, accogliendo la richiesta della pubblico ministero Laura Carrera. La prima udienza è fissata per il 10 ottobre.
DUE COLPI DI FUCILE
Borghini è accusato di omicidio contro il discendente, ipotesi di reato per la quale è previsto l’ergastolo. Attualmente si trova ai domiciliari a casa di un familiare. Le indagini della Procura hanno accertato che il duplice colpo d’arma da fuoco, partito da un fucile marca Franchi modello Variant, regolarmente detenuto dal 64enne, è stato esploso «a distanza ravvicinata, con vivo di volata del fucile posizionato in prossimità del fianco destro della vittima».
«VITTIMA AGGRESSIVA»
Nicolò Borghini si era mostrato «da subito verbalmente e fisicamente aggressivo nei confronti di entrambi i genitori» dopo essere rientrato a casa «ubriaco, con una concentrazione di alcol etilico nel sangue pari a 2,43 grammi/litro». Lo scrive la pm Carrera nella richiesta di giudizio immediato. Nella scheda di soccorso redatta dagli operatori del 118 sulla madre sono documentate una piccola ferita alla palpebra dell’occhio destro con ecchimosi dell’orbita, un morso sull’avambraccio sinistro e lividi su una coscia, oltre a segni di sangue coagulato sul collo e una piccola abrasione parieto-occipitale. Ad allertare le forze dell’ordine, spiegando di aver sparato e ucciso il figlio, era stato lo stesso Edoardo Borghini, con una telefonata i carabinieri di Premosello-Chiovenda alle ore 20.45.
«ERGASTOLO ASTRATTAMENTE APPLICABILE»
Dalla richiesta di giudizio immediato emerge inoltre che alla vittima era stata riconosciuta, nel 2010, una invalidità civile parziale per «esiti di encefalite da morbillo con disturbo dell’umore caratterizzato da difficoltà di controllo della sfera delle pulsioni e insufficienza mentale lieve». L’avvocato Gabriele Pipicelli, legale del padre che si trova ai domiciliari, ribadisce che il suo assistito «è profondamente afflitto, mai è stato animato dall’intento di uccidere il proprio figlio». «È una tragedia nella tragedia – dice – e in Corte d’assise faremo emergere tutte le circostanze rilevanti ai fini di una corretta qualificazione ed escludere quindi quella pena dell’ergastolo che sulla base delle norme contestate sarebbe astrattamente applicabile».
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