SUL PALCO
Stand-up comedy: non chiamatelo (solo) monologo comico
Agli Arcimboldi Alessandro Cattelan presenta un futuro che sembra un incubo. «Una simpatica disgrazia»: in apertura di show l’anteprima di Chiara Pagliaccia

Alessandro Cattelan dà il Benvenuto nell’AI dal palco del Tam Teatro Arcimboldi di Milano da giovedì 25 a sabato 27 settembre alle 21 (biglietti 40/75 euro) e, tra risate, riflessioni, musica e momenti spettacolari, racconta con il suo inconfondibile stile un futuro che sembra un incubo, ma che, ben lungi dall’essere un brutto sogno, è la realtà in cui viviamo. Fatta di tecnologia e intelligenza artificiale che avanzano velocemente, ma che non ci rendono migliori. Al contrario: l’obiettivo sembra quello di delegare tutto alle macchine, così che gli uomini non facciano più niente.
Un ritorno a teatro atteso, dove Cattelan si interroga sulle assurdità del nostro presente, dopo il successo del suo precedente tour sold out, e in cui raccontava il genere umano dalla prospettiva di un morto. E uno spettacolo che dunque si annuncia ancora una volta molto particolare, a tratti inaspettato, e che in una delle tappe milanesi, quella di sabato 27 settembre, si apre alla stand-up comedy grazie alla presenza di Chiara Pagliaccia, che prima dello show di Cattelan salirà sul palco per presentare un assaggio di quello che è il lavoro che la porterà da fine settembre in diversi teatri d’Italia, Una simpatica disgrazia.
«Sono molto contenta che un artista come Alessandro Cattelan, che fa mille cose, mi abbia chiamata ad aprire un suo spettacolo – ammette l’attrice e autrice di numerose produzioni televisive, digital e podcast, famosa per il suo progetto social Sagre d’Italia, nel quale intervista anziani nelle sagre e nei mercati italiani -. Io porterò un pezzetto di quello che è il mio spettacolo, una stand-up comedy pura con vari temi. Le cose di cui riesco a scrivere sono quelle che mi hanno provocato rabbia, dolore, felicità, tematiche che parlano del mondo del lavoro che tende a schiacciare l’individualità. Parlo della mia famiglia, passando da temi come il mio coming out, lo scontro tra mondi, il dolore per la morte dei miei nonni, con i quali sono cresciuta, per questo ho grande empatia con gli anziani».
Ha la capacità di rendere in una vena di comicità temi anche pesanti, come spesso accade nella stand-up comedy, genere che, strutturato come monologo comico, vede l’artista da solo sul palco, con l’obiettivo di far ridere senza altri mezzi che non siano il microfono e il suo modo di raccontare. Spesso irriverente, stand-up comedy nasce negli Stati Uniti e nei Paesi anglosassoni e qualcuno ha visto addirittura uno stand-up comedian ante litteram in Mark Twain, il grande letterato americano che con la sua vena umoristica aveva intrapreso un tour di conferenze comiche. E, arrivato anche in Italia, sta riscuotendo sempre maggiore interesse. «Secondo me piace perché le persone apprezzano il fatto che sul palco si dicono cose che non puoi dire nella vita normale – il parere di Chiara Pagliaccia -. Poi è il comico che deve scegliere però un limite da non superare. Io non amo chi offende, le battute devono essere sempre fatte in maniera intelligente, contestualizzate. E così diventano catartiche anche per lo spettatore».
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