LAVORO E SANITA’
Tassa salute, frontalieri contro Giorgetti: «Non siamo un bancomat»
Intervento dell’Associazione Frontalieri Ticino dopo le affermazioni del ministro a Varese. Anche il sindaco di Lavena Ponte Tresa contesta le frasi di Giorgetti

L’Associazione Frontalieri Ticino non ci sta. Non ha digerito le parole pronunciate sabato dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, riguardo alla tassa della salute. E risponde, esprimendo «il proprio forte disaccordo». Nel mirino le affermazioni di Giorgetti «rilasciate durante l’evento di sabato sera a Villa Recalcati».
I frontalieri «usufruiscono del Sistema sanitario nazionale» e quindi, «se non pagano loro, devono pagare i Comuni che ricevono i ristorni. Per me è indifferente (chi paga, ndr)» le parole di Giorgetti. E ancora: «Il problema è che è evidente che nelle tasse pagate in Svizzera non è compresa la quota per la sanità, tanto è vero che gli svizzeri devono fare un’assicurazione privata a un costo molto più elevato. Comunque è una decisione che deve prendere la Regione Lombardia, vedremo che cosa deciderà».
«NARRAZIONE ERRATA»
Scrivono in un comunicato i frontalieri: «Ancora una volta, assistiamo a una narrazione errata e penalizzante nei confronti dei frontalieri, in particolare dei cosiddetti “vecchi frontalieri”, i quali già contribuiscono in modo significativo ai Comuni di frontiera attraverso i ristorni, come previsto dagli accordi bilaterali. Introdurre una nuova tassa sulla sanità rappresenterebbe una doppia imposizione ingiustificata e non prevista dagli stessi accordi».
«NON SIAMO UN BANCOMAT»
«I frontalieri non possono essere considerati un bancomat dal quale attingere risorse ogni volta che si presenta un problema di bilancio - dichiara Massimiliano Baioni, presidente dell’Associazione Frontalieri Ticino - Ci sorprende che esponenti politici di rilievo, che da sempre si dichiarano vicini al territorio, sembrino oggi allontanarsi dal principio di tutela delle comunità locali e dei lavoratori. È inaccettabile che si cerchi di scaricare su di loro costi che dovrebbero essere coperti dallo Stato, mentre i ristorni vengono destinati ad altri utilizzi».
«MISURA INGIUSTA»
«Si è parlato di usare i ristorni per risolvere crisi aziendali, ma non si è pensato di destinarne una parte al potenziamento del Servizio Sanitario Nazionale - aggiunge Mattia Cavallini, vicepresidente dell’Associazione -. La tassa sulla sanità è una misura ingiusta e priva di logica, che va a colpire chi già contribuisce con la tassazione alla fonte. Non è accettabile che il Governo torni a proporre una misura già bocciata in passato». Una posizione già evidenziata dal Ministero della Sanità. Già nel 2016 il Ministero della Sanità aveva chiarito infatti che i frontalieri non devono alcun contributo aggiuntivo per la sanità, oltre a quanto già versato tramite l’imposta alla fonte.
«Si tratta di una decisione priva di fondamento giuridico - prosegue Baioni -- È inaccettabile che si ignori quanto già stabilito dalle istituzioni e si continui a far passare il messaggio che i frontalieri non contribuiscano abbastanza.
LA RICHIESTA DI DIETROFRONT
I frontalieri chiedono un immediato dietrofront e l’apertura di un tavolo di confronto: «L’Associazione Frontalieri Ticino - si legge nel comunicato - rinnova la richiesta di un immediato dietrofront sulla tassa sulla salute e invita il Governo, la Regione Lombardia e tutte le parti coinvolte ad aprire un tavolo di confronto con sindacati e associazioni di rappresentanza».
«È necessario discutere in modo serio e costruttivo le problematiche dei frontalieri, senza imporre misure unilaterali che penalizzano migliaia di lavoratori e le loro famiglie -- conclude Cavallini -. Siamo pronti a un confronto, ma chiediamo risposte concrete e una visione chiara sul futuro dei frontalieri».
L’INTERVENTO DI MASTROMARINO
Anche Massimo Mastromarino, sindaco di Lavena Ponte Tresa e presidente dell'Acif, l'Associazione dei Comuni di frontiera che dichiara di non condividere le affermazione del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. «La tassa sulla salute – afferma il presidente dell'Acif - viola l’accordo internazionale, introducendo un'illegittima doppia imposizione. Durante la stesura dell’accordo, nel 2020, avevamo preso un impegno, ovvero di non aggiungere 1 euro in più dalle tasche dei frontalieri. Questo impegno va ora rispettato”. Di più: “I 3 Cantoni, sulla scia dell’accordo del 1974, come recita l’articolo 9, versano ai Comuni di frontiera i ristorni, perché i frontalieri lavorano in Svizzera, ma hanno bisogno di servizi nei Comuni dove abitano, che si realizzano proprio con i ristorni. Già nel 2016, il ministero della Sanità aveva chiarito che nulla è dovuto dai frontalieri oltre a quanto già versato con l’imposta diretta alla fonte».
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