L’OPERAZIONE
Documenti falsi per terroristi: 7 arresti
Maxioperazione a Milano e in Lombardia: sgominata una banda che aveva sede anche a Varese
C'è anche Turko Arsimekov, ceceno di 35 anni arrestato a Varese lo scorso novembre e legato a una persona in collegamento con Kujtimi Fejzulai, l’attentatore che a Vienna il 2 novembre ha ucciso 4 persone, tra i 7 destinatari di un’ordinanza in carcere nell’inchiesta della Digos e del pool antiterrorismo di Milano guidato da Alberto Nobili. Il ceceno sarebbe stato a capo per anni di una centrale di documenti falsi smistati in tutta Europa.
Nel corso dei primi interrogatori, il ceceno, che viveva a Varese e che era in attesa di permesso di asilo politico, aveva ammesso di lavorare per 20 euro al giorno, fungendo da “casella postale: i falsi documenti arrivavano al suo indirizzo e lui li smistava.
Non è provato che il gruppo di Arsimekov abbia fornito il documento all’attentatore, ma la banda avrebbe dato documenti falsi a una quindicina di terroristi e ne avrebbe smerciati un migliaio.
Per inquirenti e investigatori quella smantellata oggi, venerdì 11 giugno, è una delle più ampie centrali di documenti falsi mai scovate.
Gli arrestati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla fabbricazione di documenti falsi e altri reati di falso.
Già dopo l’arresto di Arsimekov era venuto a galla il traffico di documenti, definito «impressionante» nell’indagine dell’antiterrorismo milanese, coordinata anche dai pm Paola Pirotta e Enrico Pavone.
Era emerso un giro molto rilevante, che «finora non si era mai visto» - dicono gli inquirenti - di documenti venduti in tutta Europa con una centrale di smistamento gestita dal ceceno, il quale interrogato a più riprese aveva ripetuto di aver avuto solo il compito di consegnare ai destinatari carte di identità e passaporti falsificati per un compenso di 20 euro al giorno.
L’inchiesta ha ricostruito l'organigramma del gruppo in cui l'uomo avrebbe operato.
L’indagine milanese era stata aperta in seguito a un alert partito dall’Austria, dopo l’attentato dello scorso 2 novembre a Vienna, e si è indagato pure su possibili legami con cellule terroristiche, anche con quelle coinvolte in attentati a Parigi e Nizza.
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