MUSICA
Tra i 20mila dei Duran Duran, un tuffo negli anni Ottanta
All’Ippodromo Snai San Siro di Milano il concerto della band britannica. Due ore e mezza di show tra canzoni iconiche, Tricolori e Happy birthday
Irrinunciabile: il concerto dei Duran Duran a Milano è stato un evento imperdibile per la generazione di amanti della musica degli anni Ottanta che si è ritrovata all’Ippodromo venerdì sera, 20 giugno.
Fin troppo scontato ridurre il pubblico alle mogli di Simon Le Bon (del resto chi non ha visto la pellicola “Sposerò Simon Le Bon” che testimonia l’amore per la band britannica). Il concerto è stato molto di più: un evento di massa, fortunato chi c’era. C’è chi ha iniziato ad ascoltarli nella cameretta della cugina maggiore, con quel poster gigante staccato dal Cioè e appeso alla parete. C’è chi – seguendo la moda – a 18 anni si è fatta il buco all’orecchio e indossa lo stesso orecchino di Simon Le Bon, un cerchietto d’oro bianco che porta tutt’ora. C’è chi ha imparato l’inglese grazie alle loro canzoni. All’Ippodromo Snai di San Siro per gli “I-Days Coca Cola”, venerdì 20 giugno, c’è tutto il popolo degli anni Ottanta, 20mila persone che hanno amato e amano il gruppo britannico.
Anche a distanza di 40 anni il cantante dei Duran Duran è da sposare: Simon Le Bon è perfetto, canta per due ore e mezza in forma perfetta. In forma e ancora più affascinante ha indossato jeans argento, una t-shirt con la stampa della pantera Le Fauve 1905 in omaggio al movimento artistico parigino (il fauvismo nato al Salon d’Automne del 1905) ma anche alla loro natura selvaggia condivisa – siamo tutti Wild Boys (and girls) –; un paio di cambi di giacca indossando un chiodo giallo, un blazer per poi finire con la tshirt del tour. Restano la bibbia della cultura musicale della generazione cresciuta negli anni Ottanta, per i giovani sono degli Highlander con oltre 40 anni di musica addosso. Inizialmente ingessato, il pubblico li ha accolti con affetto ma con una lieve timidezza all’apertura sulle note di Night Boat. Timidezza che si è sciolta non solo per il caldo ma soprattutto con la canzone inno di una generazione – The Wild Boys, ovviamente – ancora Hungry Like the Wolf, per arrivare ad avere in pugno tutti con il brano A View to a Kill composto per il film 007 Bersaglio Mobile (si tratta dell’unica canzone dell’intera serie delle 25 pellicole di James Bond a essere stata in prima posizione nella Billboard Hot 100). Da qui in avanti i 20mila non hanno smesso di ballare mai mai mai, una cavalcata tra ricordi – non può essere diversamente –, emozioni ma soprattutto si è assaporato il piacere della musica. Non solo: c’è stato il pensiero di Simon sulla guerra, il cantante invita il pubblico a riflettere come le persone a Gaza e in Ucraina, in Israele e in Iran, abbiano perso il senso di vivere in un «Ordinary world» (parla di fratellanza). Lo stesso Le Bon ha ricordato il concerto del 1987 a San Siro, quel legame con i fan italiani. E ancora il cantante britannico che torna sul palco sventolando il tricolore (con un po-po-po dei White Stripes inno della vittoria dei campionati mondiali di calcio 2006).
«Questo è il nostro ultimo show in Italia per questo tour. Abbiamo trascorso alcuni dei momenti più belli di sempre, amiamo il cibo, amiamo la cultura, amiamo tutto e amiamo voi. Per noi è triste lasciare questo Paese tra un paio di giorni», infine a chiusura tra le note di Save a Prayer e Rio, Simon Le Bon che come Marilyn Monroe intona un Happy Birthday (non è il Mr. President rivolto a JF Kennedy) al bassista John Taylor che ha festeggiato il 65esimo compleanno sul palco: «Il miglior pubblico al mondo». E del resto la band ha fatto il pieno di energia che Simon Le Bon ha voluto godersi in posa plastica finale con le braccia spalancate (come fosse Gesù) e rivolte al cielo come se assorbisse un grande abbraccio collettivo. Infine, il successo di un evento è decretato anche dall’organizzazione che funziona. Così è stato all’Ippodromo. Un consiglio: chi ha la possibilità acquisti un biglietto per il Golden Circle, ne vale la pena. Si è sotto al palco, ottima acustica, ci sono spazi verso l’uscita e soprattutto un’area dove ballare senza stare accalcati per forza. Se si ha la possibilità, è denaro ben speso.
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