LA CERIMONIA
Tradate: brucia il pallone, buon auspicio
Monsignor Stucchi ha presieduto il tradizionale rito nella chiesa di Santo Stefano

Il sacro e il profano, la sintesi è nel pallone incartato sopra gli scalini che portano all’altare. Il rito si ripete, la storia si aggiorna anche in questi tempi di pandemia che hanno impedito a monsignor Franco Agnesi di presiedere la celebrazione liturgica, ieri, domenica 26 dicembre, nella chiesa prepositurale di Santo Stefano. Ossia la chiesa intitolata al patrono della città.
Ma le difficoltà diventano un’opportunità e in questo caso permettono il ritorno a casa di monsignor Luigi Stucchi, prevosto per 17 anni (1985-2002) prima di essere nominato vescovo e assumere l’incarico di vicario episcopale di Varese.
Monsignor Stucchi ha risposto all’invito di don Gianni Cazzaniga attuale guida del clero cittadino. Per la cittadinanza la festa di Santo Stefano è un momento solenne, un punto di partenza e di arrivo per un anno che ci si lascia alla spalle e un anno che sta per cominciare. E quel pallone è un simbolo e una speranza. Tradizione vuole che il celebrante lo incendi e dal lavoro del fuoco nascono, secondo la credenza popolare, buoni o cattivi presagi.
Erano le 11.37 di ieri mattina quando monsignor Stucchi è sceso verso la navata appiccando il fuoco alla sfera di metallo ricoperta di carta. I presenti, dislocati per tutta la chiesa seguendo le rigorose regole decise per contenere la pandemia, con il naso all’insù, curiosi di scoprire se il fuoco non lasciasse neppure un brandello di carta. La discrimine, infatti, per capire l’auspicio per l’anno entrante è che al termine del rogo rimanga solo la nuda sfera. Anche lo scorso anno erano arrivate buone indicazioni.
E l’esito è stato perfetto, sicuramente meglio degli ultimi anni. Il fuoco ha bruciato tutto e quell’ardere così positivo vuole essere, per la parte religiosa, sottolineata da monsignor Stucchi, il fuoco della solidarietà e della speranza che ci aiuti a superare una pandemia che torna prepotentemente a mordere.
Una speranza, in questo caso laica, formulata idealmente dal sindaco Giuseppe Bascialla anche lui presente alla cerimonia, il sindaco accompagnato dalle massime autorità a cominciare dal senatore Stefano Candiani, dal vice sindaco Franco Accordino, dal presidente del consiglio comunale Claudio Ceriani e dal consigliere comunale Mauro Prestinoni. Presente anche il comandante della Polizia locale Claudio Zuanon i cui agenti hanno svolto il ruolo di custodi del gonfalone cittadino a testimonianza della solennità di una festa che coinvolge non solo i credenti.
Un momento, insomma, di condivisione che si mutua nel perpetuarsi nel tempo nella pietà popolare, nelle tradizioni che passano di generazione in generazione. La chiesa di Santo Stefano con tanta gente – tutti distanziati e con mascherina – dimostra l’attaccamento alle proprie radici affidando a quel pallone i propri desideri, i sogni e le prospettive per un futuro possibilmente normale.
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