IL PROCESSO
Tradate, liti in casa filmate dalle telecamere
In aula 63 video ripresi da tre dispositivi accesi tutto il giorno. Libero professionista accusato di maltrattamenti

A raccontare la storia vengono in mente l’immancabile Grande Fratello ma anche il Truman Show con Jim Carrey perennemente sotto l’occhio di una telecamera. Ma qui non si parla di un romanzo di fantascienza, di un programma televisivo o di un film hollywoodiano. Ieri mattina, giovedì 7 dicembre, davanti al Tribunale presieduto da Andrea Crema, è iniziato un processo per maltrattamenti e lesioni a carico di un uomo di 45 anni, un facoltoso libero professionista difeso dall’avvocato Marco Bianchi, accusato di aver vessato a lungo la compagna di un anno più giovane, soprattutto dal punto psicologico, e anche di averla picchiata in diverse occasioni nella loro casa nel Tradatese.
Per questo motivo l’imputato è stato anche arrestato e oggi è sottoposto al divieto di avvicinamento alla donna, con la complicazione dovuta al fatto che i due hanno due figli che frequentano le scuole elementari e al padre è consentito vederli con modalità tali da impedirgli di entrare in contatto con l’ex compagna.
Ebbene, in questo processo avranno un ruolo importante, forse fondamentale, 63 video che riprendono la vita della coppia nei suoi momenti più turbolenti. Video che sono già nel fascicolo del pubblico ministero e che sono stati ripresi da tre telecamere posizionate in altrettante stanze di quella che allora era la comune abitazione.
Ieri l’avvocato Bianchi ha chiesto che nel corso dell’esame della persona offesa, che si è costituita parte civile con l’assistenza degli avvocati Chiara Di Giovanni e Irene Visconti, sia possibile visionare in aula i video, almeno la quindicina più significativa, certo che le immagini dimostreranno che non era l’uomo a maltrattare la donna e che entrambi avevano comportamenti sopra le righe e violenti.
Le tre telecamere riprendevano la casa e i suoi abitanti H24, inizialmente per motivi di sicurezza e sulla base di una decisione comune, sostiene il difensore, ma poi l’imputato avrebbe utilizzato quelle immagini anche per documentare il comportamento della compagna, che avrebbe avuto un passato segnato da patologie psichiatriche: per questo anche le lesioni sarebbero state conseguenza di autolesionismo, spiega la difesa.
E va detto che esiste un processo parallelo, nato da un’identica denuncia per maltrattamenti mossa da lui a lei.
Di tutt’altro avviso, però, Procura e parte civile. Le telecamere sarebbero state piazzate in casa per una volontà di controllo da parte dell’uomo, che voleva sapere che cosa facesse in ogni momento la compagna, del tutto all’oscuro del Grande Fratello domestico. E per di più l’imputato avrebbe provocato la donna durante le liti, così che perdesse il controllo, portandola poi in favore di telecamera, per poter dire che il comportamento violento e scomposto non era il suo, ma quello della donna.
I maltrattamenti, secondo il capo d’imputazione, sarebbero andati avanti dal 2010 al 2023, mentre la violenza fisica si sarebbe verificata in diverse occasioni a partire dal 2018. Più unico che raro, naturalmente, il caso di comportamenti violenti documentati con tanta abbondanza e persino qualità (i filmati sono in alta definizione), ma sull’interpretazione delle immagini in aula, come detto, sarà battaglia.
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