L’ATTESA
Tradate, nuovi marchi alla Fornace
Brand danese e centro medico: più posti di lavoro

Avanti tutta. La nuova Fornace allarga la sua offerta e compie un deciso passo avanti verso il suo rilancio. In municipio stanno aspettando le carte ma è ormai tutto pronto per l’avvio di una nuova attività, uno store danese, la Jysk, di un marchio di oggettistica molto conosciuto. Un passo con cui lasciarsi alle spalle le vicende e le polemiche che, ormai 20 anni fa, hanno accompagnato la tormentata nascita di questo grande polo commerciale che ha preso il posto di un marchio storico dell’imprenditoria locale, la fornace di proprietà della famiglia Cortellezzi. Con il nuovo arrivo aumenta anche l’occupazione nel centro e nella zona.
E il via libera alla riqualificazione - ma non sarebbe sbagliato chiamarla rifondazione - è arrivato anche nella prospettiva di dare una mano a chi è rimasto senza o è in cerca di lavoro. Con il completamento della Fornace - manca ancora l’annunciato sbarco del centro medico ma si attendono le procedure dell’accreditamento con la Regione Lombardia - la Varesina, un tempo strada sulla quale si affacciavano concessionarie d’auto e industrie, è ormai caratterizzata da una ininterrotta sequela di centri commerciali o grandi punti vendita. Sono già nove, da Venegono Inferiore al confine con Tradate, più o meno grandi e ad essi se ne sta per aggiungere un altro dove un tempo vi era la sede della Tecnoplastica Prealpina che era arrivata ad occupare fino a 300 lavoratori.
Dalla crisi delle grandi industrie quali Lesa, Cartiera Mayer e Meccanica Saporiti è cambiato anche il mercato del lavoro con il terziario avanzato e il commercio, rappresentato appunto dai centri di grande distribuzione, che hanno assorbito molta manodopera. Ma questo cambiamento si è riverberato negativamente sul commercio tradizionale che, in diversi casi, si è dovuto confrontare con una concorrenza molto difficile da contrastare. Non a caso anche la pubblica amministrazione sta cercando, nei limiti del possibile, di dare una mano al commercio di prossimità intervenendo non solo sulla leva fiscale ma anche con investimenti corposi per rilanciare i centri storici. Un piano che conta sull’appoggio delle organizzazioni di categorie, molto determinate nella difesa del commercio tradizionale.
«Senza negozi i centri storici muoiono e la vita sociale subisce pesanti contraccolpi», le parole più volte pronunciate da Attilio Aimetti, presidente cittadino di Ascom e autorevole esponente della categoria. Una delle ultime battaglie ingaggiate dai rappresentanti di categoria riguarda la ventilata ipotesi di un ulteriore centro commerciale alle porte della città in territorio di Venegono Inferiore. Sarebbe l’undicesimo di una interminabile catena che in questi anni ha aggiunto anelli con cadenze ristrette. Il mercato del lavoro non sembra essere un fattore nella querelle fra i grandi centri di distribuzione e il commercio di prossimità, una tradizione a cui si fatica a rinunciare.
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