TRIBUNALE DI VARESE
Tradate, nove anni al marito violento
Maltrattamenti e violenza sessuale: peruviano condannato

È stato condannato a nove anni di reclusione, due in più rispetto ai sette chiesti dal pubblico ministero, il trentacinquenne peruviano arrestato a novembre del 2021 per l’aggressione alla moglie. L’ennesima, secondo il racconto della donna, che però non s’è costituita parte civile nel processo conclusosi in Tribunale a Varese.
Un processo che lo vedeva imputato non solo di maltrattamenti in famiglia ma anche di violenza sessuale, poiché la donna sarebbe stata costretta in più occasioni ad esaudire, contro la sua volontà, i desideri sessuali dell’ormai ex marito. E il fascicolo, nonostante la coppia vivesse nel Novarese, è approdato nella Città Giardino perché il secondo reato, il più grave, si sarebbe consumato a Tradate, dove la donna lavorava come badante.
LA FUGA DA CASA
Una vicenda giudiziaria iniziata quasi un anno e mezzo fa, quando la signora decise di scappare di casa dopo l’ultima aggressione tra le mura domestiche. Fuggì a piedi e si rifugiò in un salone di parrucchiere. Il barbiere chiamò immediatamente i carabinieri novaresi che, nel giro di pochi minuti, rintracciarono e arrestarono l’uomo. La donna sporse querela nei confronti del marito, raccontando di una vita di vessazioni e di liti quasi quotidiane, scatenate sempre dalla gelosia. Liti che sarebbero proseguite fino a Tradate: l’uomo avrebbe infatti raggiunto più volte la casa della pensionata che la moglie accudiva. E qui avrebbe costretto la compagna a fare sesso con lui.
LA CONTESTAZIONE
Una ricostruzione contestata dall’imputato, che ha invece raccontato di essere lui, di fatto, succube della consorte. Il suo difensore, l’avvocato Luca Tarabbia, aveva chiesto l’assoluzione mettendo in dubbio l’attendibilità della persona offesa, che - ha evidenziato nella sua arringa - ha cambiato più volte versione dei fatti in merito alle presunte violenze sessuali. In quei giorni, peraltro, l’imputato sarebbe stato agli arresti domiciliari. Per questo motivo, una volta depositate le motivazioni (il collegio s’è preso novanta giorni di tempo), il legale presenterà ricorso in appello contro la sentenza.
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