MY WAY
Tutti credenti. Ma chiese senza gregge
Secondo un report Ipsos la fede viene vista come un fatto personale, senza bisogno di riunirsi a messa

«La domenica andando alla messa...» cantava una giovane Gigliola Cinquetti. C’era (ancora) un forte senso di rispetto verso il comandamento che incoraggia i cristiani a santificare le feste. Era il 1970. Oggi, l’ultimo rapporto Ipsos sugli italiani e la religione (riferito al 2023 come indagine), mostra una caduta a precipizio della frequenza con cui i fedeli si recano nei luoghi di culto per partecipare a messe e funzioni. Stando sempre al report di cui sopra, prima del 2000, il 30% dei credenti (riferiti a qualsiasi religione) dichiarava di andare regolarmente una volta alla settimana in chiesa o nel luogo di raduno della propria fede. Adesso, tale percentuale sarebbe dimezzata e in continua decrescita. Tutti o quasi credenti. Ma pochi praticanti. Inutile girarci intorno: i luoghi di culto, anche negli appuntamenti più sentiti, come potrebbe essere la messa delle 10 della domenica, non sono gremiti. Non come un tempo. La fede viene vista come un fatto personale, di stretto individualismo, senza bisogno quindi di riunirsi nel nome del Padre. Si fa largo la sensazione che sia più facile e comodo credere che partecipare. E qui aggiungiamo un’altra cattiveria. La morte di Papa Francesco ha suscitato commozione senza precedenti. Chissà se questo porterà al ritorno a messa oppure avrà un effetto effimero. Perché poi è inutile prendersela coi politici ipocriti che piangono il pontefice ma non traducono in azione di governo o di partito i suoi insegnamenti. Quei “politici” siamo innanzitutto noi.
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