IL PROCESSO
Uccise Carol. «Sano di mente»
Depositata la perizia psichiatrica su Davide Fontana. Ecco le conclusioni

Davide Fontana non soffre di alcun disturbo mentale, non ne soffre oggi e non ne soffriva neppure l’11 gennaio del 2022, quando uccise Carol Maltesi, l’attrice porno conosciuta su web con il nome di Charlotte Angie. È la conclusione della perizia psichiatrica depositata in questi giorni dalla specialista in psicopatologia forense Mara Bertini.
Il 29 maggio dunque il pubblico ministero Carlo Alberto Lafiandra, le parti civili rappresentate dagli avvocati Manuela Scalia, Annamaria Rago e Veronica Villani e il difensore Stefano Paloschi discuteranno le sorti processuali del bancario quarantaquattrenne.
Chi è Davide Fontana? «Una persona di fondo insicura, evitante, con sentimenti di inadeguatezza rispetto al proprio valore e alla capacità di competere con i pari fin dall’adolescenza». A parere del perito ci sono «alcuni aspetti di fragilità personologica che non è possibile negare ma che non si iscrivono in un quadro di disturbo di personalità».
Un delitto passionale, scaturito dall’idea di perdere Carol che a breve si sarebbe trasferita a Praga e che ormai aveva una relazione con Salvatore Galdo, attore porno gelosissimo di lei. In vista dell’allontanamento, Fontana ha ammesso di essersi sentito «solo, abbandonato e triste... mi faceva stare male, ormai Carol era diventata tutto per me, la mia attività quotidiana era tenere i contatti con i clienti, accompagnarla, avevo abbandonato tutto».
Un’esistenza grigia, relazioni impersonali e senza stimoli, passive. Fino a ottobre del 2020 Fontana si sentiva anonimo se non addirittura invisibile. Poi arriva la ventiseienne che «pare soddisfare ogni suo desiderio di emancipazione e rivitalizzazione (...) che gli consente di silenziare ataviche insicurezze e di garantirsi una vita ricca di impegni».
A ridosso dell’omicidio Fontana galleggiava in un clima di imminente abbandono e al contempo di un «forte risentimento mai esplicitamente dichiarato».
Bertini scrive: «Il movente è da rintracciarsi anche nei potenti sentimenti di rabbia e vendetta accumulati nei mesi antecedenti, amplificati dall’imminente abbandono. (...) Il delitto si compie con la distruzione di quel corpo tanto desiderato quanto odiato, dal quale Fontana non è riuscito a liberarsi per circa due mesi». Considerazione che discende «dalle difficoltà di separarsi dell’oggetto d’amore. Non è tanto il temuto allontanamento dalla persona quanto la difficoltà a distanziarsi dall’esperienza di vita vissuta, in qualche modo unica, irripetibile, gratificante che Carol aveva a lungo alimentato».
Fatta a pezzi e tenuta nel congelatore fino al 20 marzo 2022, alla fine ha reciso anche il cordone ombelicale: «Ho deciso che fosse il momento di dare fine a tutta questa storia, di lasciarla in montagna, a Borno, che era il posto che frequentavo da piccolo. Ci sarà un motivo probabilmente psicologico...come la chiusura di un cerchio, come se volessi distruggere anche me stesso».
Le conclusioni della perizia verranno discusse lunedì prossimo davanti alla corte d’assise presieduta dal giudice Giuseppe Fazio.
© Riproduzione Riservata