IL PERSONAGGIO
Un varesino guida la Folgore
Il generale Rodolfo Sganga al comando della storica Brigata paracadutisti

Dalle rive del lago di Varese fino a uno degli uffici più prestigiosi a cui un militare possa ambire. Anche se, per la verità, lui in ufficio ci sta ben poco: proprio in questi giorni, ad esempio, è in partenza per una missione in Libano, dove resterà per sei mesi alla guida di un contingente multinazionale.
Il generale Rodolfo Sganga è stato da poco nominato comandante della “Folgore”, la storica Brigata paracadutisti considerata una delle eccellenze dell’Esercito italiano e conosciuta in tutto il mondo.
Classe 1967, l’alto ufficiale è nato a Varese, dove è rimasto fino al termine degli studi superiori, quando ha svolto il servizio di leva e da lì ha intrapreso la carriera militare, arrivando a ricoprire anno dopo anno incarichi sempre più di rilievo, che lo hanno portato pure Oltreoceano.
«Sono nato a Varese e ho vissuto lì fino a 19 anni - spiega il generale di brigata Sganga -: ho abitato prima nel rione di Biumo Inferiore e poi in riva al lago, nei pressi del Volo a vela. I miei genitori sono ancora a Varese: torno a trovarli appena posso, insieme a mia moglie e ai miei figli. Ho anche due fratelli che non abitano più lì ma proprio le visite in città sono occasioni per ritrovarci tutti insieme». E in questi momenti «ci concediamo quasi sempre una “sfida” di corsa intorno al lago di Varese: è ormai diventato un appuntamento classico. Poi ci sono luoghi che porto nel cuore, come il Sacro Monte e il Campo dei Fiori, ma ricordo anche le “vasche” in corso Matteotti: indimenticabili. Di solito torno a Varese un paio di volte l’anno, tranne negli ultimi tre anni, dove sono stato assegnato per servizio a Washington. E anche ora sto per partire per una missione all’estero, in Libano, quindi ci sarà poco tempo, però di sicuro passerò al ritorno». Ma anche la scuola, in particolare l’ istituto per geometri “Nervi” di via Bertolone, costituisce ancora «un legame fortissimo con la città: ogni volta che torno è un’occasione per rimpatriate tra ex compagni di classe, con loro sono rimasto molto in contatto».
Sganga, trentaduesimo comandante della Folgore, è sposato con Cinzia Nicoletta e ha due figli, Marta di 18 anni e Roberto di 16, che lo seguono nei suoi spostamenti: «La nostra - prosegue - è una famiglia itinerante proprio a causa dei miei trasferimenti, è una caratteristica dei militari di professione. Ma credo che i trasferimenti costituiscano un’opportunità. Muoversi e cambiare scuole, fare nuove amicizie ed esperienze diverse, imparare cose nuove: insomma, sono tutti aspetti positivi».
Nei mesi scorsi è arrivata la nomina a comandante della Folgore, che lo ha portato a Livorno da dove guida oltre cinquemila uomini e donne, sparsi in diverse regioni del Centro e Nord Italia e impegnati anche all’estero.
«Come ufficiale dell’Esercito italiano - spiega -, il fatto che l’istituzione di cui faccio parte mi abbia concesso la fiducia di questo comando mi riempie di orgoglio. Poi la fatto che la Brigata paracadutisti è una delle migliori unità, conferma questo sentimento di orgoglio. Lo considero un grande privilegio. Qui ogni singolo componente è fortemente motivato e molto preparato professionalmente, con un senso del dovere fuori dal comune. Ad esempio, in occasione della recente alluvione a Livorno, tre nostri paracadutisti sono intervenuti per salvare una vita mettendo a repentaglio la loro. Insomma, c’è grandissima professionalità e grandissimo senso del dovere: oggi più che mai questo aspetto è molto importante per noi militari».
E ogni giorno è diverso dall’altro: «Il bello del mestiere delle armi è che non esiste una quotidianità. La vita militare mi ha dato la possibilità di fare esperienze molto variegate, nessun altro lavoro me lo avrebbe permesso. Penso ad esempio alle esperienze nei principali teatri operativi: mai avrei pensato di dovermi relazionare con popolazioni così diverse, dall’Afghanistan al Libano, fino ai Balcani. L’unica costante è che non si smette mai di imparare».
L’ultimo pensiero del generale Rodolfo Sganga va infine «ai miei uomini e donne che fanno parte della Brigata paracadutisti: sono veramente orgoglioso di lavorare con loro. Per me la sfida più grande è proprio essere all’altezza di persone così motivate e addestrate a essere impiegate in ogni parte del globo».
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